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Yara Gambirasio: “Individuato assassino, è un 44enne sposato e con 3 figli”

Ad una svolta il delitto di Yara, avvenuto nel 2010: fermato un uomo. L’annuncio fatto dal ministro dell’Interno Angelino Alfano. L’indiziato, il cui nome è Massimo Giuseppe Bossetti, è stato sottoposto a provvedimento di fermo nella sua abitazione. Durante l’interrogatorio si è avvalso della facoltà di non rispondere agli inquirenti. A incastrarlo Dna e altri elementi emersi dalle indagini.
A cura di Biagio Chiariello
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Secondo il Ministro dell'Interno, Angelino Alfano, sarebbe stato individuato l'assassino di Yara Gambirasio, la tredicenne di Brembate Sopra uccisa tre anni e mezzo fa. Troverebbe così conclusione una vicenda di cronaca cominciata nel novembre 2010. "Le Forze dell'Ordine, d'intesa con la magistratura, hanno individuato l'assassino di Yara Gambirasio", questo l'annuncio del capo del Viminale. Secondo Alfano, l'assassino vivrebbe nel paese della vittima.  "Secondo quanto rilevato dal profilo generico in possesso degli inquirenti, l'assassino della piccola Yara – informa Alfano in una nota – è una persona del luogo, dunque della Provincia di Bergamo. Nelle prossime ore, saranno forniti maggiori dettagli. Ringraziamo tutti, ognuno nel proprio ruolo, per l'impegno massimo, l'alta professionalità e la passione investiti nella difficile ricerca di questo efferato assassino che, finalmente, non è più senza volto". L’uomo fermato si troverebbe già presso la caserma dei carabinieri e sarebbe il figlio illegittimo di Giuseppe Guarinoni.

Chi è il presunto assassino di Yara Gambirasio

La persona fermata per l'omicidio di Yara è un 44 enne di Clusone (Bergamo), la zona dove è avvenuto l'omicidio. Si chiama Massimo Giuseppe Bossetti. È un muratore incensurato, abita a Mapello. E' sposato e ha 3 figli. E' stato sottoposto a provvedimento di fermo ed ora è sotto interrogatorio. L'uomo è stato catturato dai carabinieri del Ros, dopo indagini condotte insieme alla Polizia: sono state le tracce di Dna rinvenute sugli indumenti intimi della giovane di Brembate a incastrarlo. Dna che è stato poi sovrapposto con quello del famigerato Ignoto 1. "L’uomo ha anche una sorella gemella. Il cerchio si è chiuso poche ore fa, quando il suo Dna è stato ritenuto sovrapponibile a quello trovato sul corpo di Yara il 27 febbraio, e cioè tre mesi dopo la sua scomparsa", scrive Repubblica. "Siamo in una fase delicatissima", si è limitato a dire il procuratore della Repubblica di Bergamo, Francesco Dettori.

Non solo Dna, altri elementi contro il presunto killer di Yara

Quella che ha portato i carabinieri del Ros a individuare e a fermare Massimo Giuseppe Bossetti è stata una indagine che si è svolta attraverso metodi tradizionali e che ha trovato al conferma del quadro indiziario dalla compatibilità dei profili genetici. Da quanto si apprende Bossetti rientrava nel gruppo di soggetti che gli investigatori avevano individuato come coloro che potevano essere coinvolti nel giallo di Yara Gambirasio. Una cerchia inizialmente molto ampia ma che col tempo si è progressivamente ristretta. In particolare, nel provvedimento di fermo si contesterebbe il fatto che il cellulare di Bossetti è risultato tra quelli che avevano impegnato la cella della zona dove è stato trovato il cadavere della giovane di Brembate nell'ora in cui sarebbe avvenuto l'omicidio. Anche la professione dell’uomo, che è un muratore, avrebbe contribuito ad aumentare i sospetti su di lui: questo a causa delle polveri di calce trovate nelle vie respiratorie di Yara.

"Individuato il killer di Yara", i complimenti di Renzi

Il premier Matteo Renzi e lo stesso ministro dell'Interno Alfano si sono complimentati con il capo della Polizia, Alessandro Pansa, e con il comandante generale dei Carabinieri, Leonardo Gallitelli, per l'attività svolta nelle ricerche e per la grande sinergia nelle indagini che hanno portato al fermo del killer di Yara. Sia il Presidente del Consiglio, che il capo del Viminale hanno "espresso apprezzamento per l'altissima attenzione mantenuta dalle forze dell'ordine nei confronti di un'indagine lunga e complicata", si legge in un comunicato.

Il legale dell'uomo fermato: "È sereno, ma non risponde a pm"

Massimo Giuseppe Bossetti si sarebbe avvalso della facoltà di non rispondere davanti al magistrato che lo sta interrogando in merito al caso Gambirasio. Lo ha spiegato il suo avvocato fuori dalla caserma dei carabinieri di Bergamo. L'uomo avrebbe sostanzialmente respinto le accuse, dichiarandosi "sereno".

Bosssetti lascia la caserma, la folla gli urla “assassino”

Giuseppe Massimo Bossetti, dopo che si è avvalso della facoltà di non rispondere, è stato portato via dalla caserma dei Carabinieri di Bergamo per essere trasportato in carcere. Il presunto omicida di Yara Gambirasio è stato fatto oggetto di insulti da parte della gente che si trovava davanti alla caserma e che gli ha urlato contro chiamandolo “assassino”. Applausi invece per le forze dell'ordine che hanno condotto le indagini sul caso Gambirasio.

Il sindaco di Brembate di Sopra (Bergamo): "Siamo felici"

"Se è vero siamo felici, era un atto dovuto alla famiglia e a tutta la comunità". Lo ha detto all'Ansa il sindaco di Brembate Sopra, Diego Locatelli, alla notizia del fermo di un presunto assassino di Yara Gambirasio. "Da quando è scomparsa da casa, a Brembate, e da quando è stata trovata uccisa a Chignolo d'Isola (Bergamo), attendevamo questo momento. Ringrazio tutti quelli che hanno messo tante risorse in campo per arrivare a questo risultato", ha aggiunto il primo cittadino del comune nella Bergamasca.

Il caso Gambirasio cominciato il 26 novembre 2010

Yara Gambirasio era scomparsa il 26 novembre 2010 dopo aver terminato gli allenamenti nella palestra del comune in provincia di Bergamo per rincasare. Il corpo della ragazzina fu ritrovato tre mesi dopo, il 26 febbraio 2011, da un aeromodellista il cui modellino precipitò proprio accanto al cadavere di Yara, in un campo di Chignolo d'Isola, a circa 10 di chilometri dal luogo della scomparsa. Da quel giorno le forze dell'ordine, coordinate dalla Procura di Bergamo, hanno cercato di risalire all'assassino. La svolta sul caso è arrivata sola con la conferma scientifica su Giuseppe Guerinoni, autista di Gorno deceduto nel 1999 e padre di Ignoto 1, nome con il quale è stato poi definito l’assassino della ragazzina. Che oggi con l'annuncio di Alfano non sarebbe più tale.

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