Violentata e uccisa dal fidanzato: Renzi deve risarcire la madre per 100mila euro

Lo Stato italiano dovrà risarcire con 100 mila euro la madre di Rossana Jane Wade, 19enne uccisa dal fidanzato il 2 marzo 1991 a Fiorenzuola, nel Piacentino. E’ quanto ha stabilito la sentenza del giudice civile di Bologna Alessandra Arceri: la condanna è per l'inadempimento dell'Italia a una direttiva europea, che prevede l'indennizzo dello Stato in caso di reati violenti dolosi quando non sia possibile conseguirlo dal reo. La madre è assistita dall'avv.Claudio Defilippi. Rossana Jane Wade, madre italiana e padre inglese, fu ammazzata 25 anni fa dal fidanzato Alex Maggiolini: strangolata e poi seppellita in un casello ferroviario abbandonato nel piacentino. Il ragazzo fu poi condannato per l’omicidio e l’occultamento di cadavere e ha scontato 12 anni di carcere. E’ uscito nel 2003 e vive in un paese vicino a quello in cui vive la famiglia della ragazza uccisa. La sentenza penale prevedeva anche il risarcimento alle parti civili, ma la madre della vittima non l'ha mai ottenuto, dal momento che il condannato è nullatenente. La donna, Letizia Genoveffa Marcantonio, aveva così chiesto 250mila euro per l'inadempimento da parte dello Stato italiano della sopracitata norma dell'Unione Europea (direttiva 80 del 2004).
Il giudice Arceri, nel ritenere corretta la pretesa risarcitoria, ha ricordato che "la Commissione europea ha indirizzato il 17 ottobre 2013 un parere motivato all'Italia, accusandola di non aver adottato i provvedimenti necessari per modificare la propria legislazione, al fine di ottemperare agli obblighi previsti dalla normativa europea: la conseguenza – spiega Arceri – è che alcune vittime di reati intenzionali violenti potrebbero non aver accesso all'indennizzo cui avrebbero diritto, proprio sul presupposto che l'ordinamento italiano non dispone di un sistema generale per tutti i reati intenzionali violenti, lasciando così prive di tutela le vittime di alcuni di essi, particolarmente gravi, come rapina, sequestro di persona e omicidio" conclude il magistrato. Lo Stato avrebbe quindi adempiuto solo in parte all'obbligo, emettendo leggi che tutelano esclusivamente le vittime di terrorismo, strage o delitti di mafia. La pretesa risarcitoria, dunque, "trae linfa nel comportamento antigiuridico dello Stato italiano", da un lato, e nel danno ingiusto subito dalla madre, "causalmente ricollegabile" proprio al comportamento dello Stato.