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Verona, spari contro un gruppo di ciclisti in allenamento: “C’è troppa insofferenza per le biciclette”

L’episodio sabato 20 dicembre. Un gruppo di giovani ciclisti della Sc Padovani è stato affiancato da un’auto durante un allenamento nei pressi di Dolcé: il conducente ha esploso alcuni colpi, forse a salve. Nessun ferito, ma scatta la denuncia: “Abbiamo la targa e tutte le informazioni necessarie.”
A cura di Biagio Chiariello
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"C’è troppa insofferenza per le biciclette". Le parole di Galdino Peruzzo, presidente della Sc Padovani Polo Cherry Bank, riassumono il clima che ha fatto da sfondo a un episodio di estrema gravità avvenuto nella tarda mattinata di sabato 20 dicembre lungo la strada statale 12, in Val d’Adige, nei pressi di Dolcè, in provincia di Verona. Un allenamento su strada, come tanti altri, si è trasformato in pochi istanti in un’esperienza traumatica per un gruppo di giovani ciclisti del team padovano.

I ragazzi, impegnati nel training camp pre-natalizio e disposti regolarmente in doppia fila, stavano percorrendo un tratto di strada ampio e poco trafficato quando un’auto di colore scuro si è avvicinata al gruppo. Il conducente ha abbassato il finestrino e ha esploso due colpi di pistola, con ogni probabilità a salve, in direzione degli atleti, per poi accelerare e allontanarsi rapidamente. Nessuno è rimasto ferito, ma lo spavento è stato enorme.

Le immagini diffuse da Extraciclismo mostrano il momento di panico: i ciclisti si abbassano istintivamente, cercando di allontanarsi il più possibile, mentre l’auto si dilegua. Un episodio che avrebbe potuto avere conseguenze ben più gravi. "Bastava un minimo contatto fisico, una reazione diversa, e oggi racconteremmo un’altra storia", sottolinea Peruzzo.

Il gruppo coinvolto era composto da sette atleti, parte di una rosa più ampia suddivisa in due tronconi, entrambi seguiti dalle ammiraglie del team. In quel momento specifico, durante una fase di trasferimento, una delle vetture di supporto aveva leggermente allungato per attendere i ragazzi al punto di ritorno. È in quell’istante che è avvenuto l’agguato.

"La strada era completamente libera, non c’era traffico e non stavano creando alcun intralcio", racconta il presidente. "Eppure qualcuno ha deciso di affiancarsi e sparare. Anche solo a salve, è un gesto che fa rabbrividire". Lo choc, spiega, è emerso soprattutto una volta rientrati al quartier generale del ritiro, al Veronello Resort: "Sul momento hanno reagito d’istinto, ma al ritorno la paura si è fatta sentire. È stato uno spavento forte".

La società ha immediatamente avviato la raccolta di testimonianze, immagini e dettagli utili, avvalendosi dei propri legali. La denuncia è in fase di deposito e, secondo quanto riferito da Peruzzo, ci sarebbero elementi concreti per risalire al responsabile: "Abbiamo la targa e tutte le informazioni necessarie. I carabinieri ci hanno già contattato".

Un episodio che riaccende il tema della convivenza sulle strade.

Sappiamo che a volte i ciclisti possono essere percepiti come un fastidio – ammette Peruzzo – ma questo non può mai giustificare certi comportamenti. L’anno scorso un nostro atleta è stato investito da un pirata della strada. Qui serve un cambio culturale".

Sulla stessa linea il direttore sportivo Dimitri Konychev, che ricorda l’attenzione con cui vengono pianificati i percorsi: "Scegliamo strade secondarie, evitiamo gli orari di punta, utilizziamo abbigliamento visibile e luci. Seguiamo i ragazzi dal primo all’ultimo chilometro. Ma senza rispetto, tutto questo rischia di non bastare".

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