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Vaccino Astrazeneca ai giovani, Rasi contrario: “Lo farei fare a mio figlio, non a mia figlia”

Guido Rasi, ex direttore generale dell’EMA ed oggi braccio destro in qualità di consulente del commissario straordinario all’emergenza Covid Domenico Figliuolo, ha commentato la decisione di alcune regioni di organizzare open day con il vaccino Astrazeneca per i giovani: “Oggi come oggi a mio figlio maschio lo farei fare, a mia figlia no”.
A cura di Davide Falcioni
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Cresce il fronte degli scienziati contrari alla somministrazione del vaccino Astrazeneca ai giovani. Dopo Massimo Galli, Antonella Viola e Valeria Poli un'altra voce autorevole mette in guardia dai possibili rischi: si tratta di Guido Rasi, ex direttore generale dell'EMA ed oggi braccio destro in qualità di consulente del commissario straordinario all'emergenza Covid Domenico Figliuolo. Intervistato da La Stampa ha commentato i possibili gravi effetti collaterali del vaccino anglo-svedese: "Stiamo parlando di eventi più rari di quelli classificati come molto rari, ossia di quelli che si verificano ogni 10 mila somministrazioni di un farmaco, mentre nel caso di AstraZeneca quei particolarissimi eventi trombotici si sono verificati in un caso ogni 100 mila. In più con una netta differenza tra donne e uomini, con una incidenza di casi in questi ultimi nettamente inferiore", afferma.

Rasi ha spiegato: "L'Ema ha definito tre scenari diversi di diffusione del virus, rapportando i casi di malattia grave e i decessi conseguenti alle infezioni con il numero potenziale di eventi avversi ugualmente gravi correlabili al vaccino. Ebbene, le tabelle indicano che quando si hanno meno di 50 casi di Covid settimanali ogni 100 mila abitanti com'è oggi in Italia, il rapporto beneficio rischio è favorevole al vaccino AstraZeneca solo oltre i 40 anni di età. Questo non significa però che si è sbagliato prima, perché solo tre settimane fa il quadro epidemiologico e dei vaccinati era diverso e giustificava un uso massivo anche di quel vaccino. Ora il quadro è cambiato, si corrono meno rischi di malattia grave o di morte e quindi è più logico usare AstraZeneca sopra i 40 anni e i vaccini a Rna messaggero sotto quella soglia di età", prosegue. Riguardo gli Open day con AstraZeneca ai giovani l'ex dg dell'EMA è stato perentorio: "Diciamo che avrei aspettato un attimo. Oggi come oggi a mio figlio maschio lo farei fare, a mia figlia no, fermo restando che anche immunizzandosi con AstraZeneca correrebbe meno rischi di quelli comunque rari che si assumono prendendo la pillola", sottolinea ancora Rasi.

Sileri: "Per una donna sotto i 40 anni meglio un vaccino a mRna"

Anche Pierpaolo Sileri, sottosegretario alla salute del governo Draghi, ha espresso non poche perplessità sul vaccino Astrazeneca a ragazzi e ragazze, ricordando che l'Aifa ne ha raccomandato l'utilizzo per gli over 60: "Il vaccino di AstraZeneca è stato raccomandato sopra i 60 anni, ma non significa che sia vietato sotto i 60 – ha spiegato a Fanpage.it -. La raccomandazione non significa un uso esclusivo, ma dobbiamo fare particolare attenzione. È un vaccino estremamente sicuro per la fascia di età sopra i 60 anni, è molto sicuro per la fascia tra i 50 e i 60 anni, ma sotto i 30 anni, o meglio ancora sotto i 40 anni per il sesso femminile soprattutto è sicuramente più indicato il vaccino mRna. Non parliamo solo di AstraZeneca, ma anche di Johnson & Johnson. Però questo è un punto di vista scientifico, non politico o governativo. Io come medico direi che per una donna sotto i 40 anni è meglio il vaccino a mRna, soprattutto in questo momento in cui abbiamo un'incidenza settimanale del virus di 3 casi ogni 10 mila abitanti. Viceversa se fossimo stati in piena terza ondata, quindi come due mesi fa, avrei detto di procedere con qualsiasi vaccino perché il virus stava correndo troppo e i rischi erano troppo alti".

Galli: "Occorre seria revisione all'uso del vaccino Astrazeneca per i giovani"

Una revisione dell'impiego del vaccino Astrazeneca potrebbe dunque arrivare presto ed è stata già annunciata da Franco Locatelli, coordinatore del Comitato Tecnico Scientifico. Anche Massimo Galli, direttore delle Malattie infettive dell'Ospedale Sacco di Milano, si è però espresso a favore di questa ipotesi: "Non ho difficoltà a schierarmi tra coloro che pensano a una seria revisione di questo vaccino e a una sua limitazione in fasce di età in cui non ha una associazione significativa con questa pur rara condizione, ma che crea molta ansia e non migliora la qualità della vita di coloro che si vaccinano. È arrivato il momento di porre questo problema sul tavolo e di prendere una posizione chiara".

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