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“Uso del lavoro per utilità personali”, arrestato il giudice Pietro Errede

L’indagine della Procura di Potenza. Insieme a Pietro Errede sono finiti ai domiciliari anche un avvocato e tre commercialisti.
A cura di Biagio Chiariello
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Il magistrato Pietro Errede è finito agli domiciliari per corruzione in atti giudiziari. Il giudice pugliese, in servizio fino a poco tempo fa al tribunale di Lecce e ora a Bologna, è stato arrestato dalla guardia di finanza su disposizione della magistratura di Potenza. Nell’ambito della stessa inchiesta, nella quale Errede già indagato nel procedimento per corruzione e turbativa d'asta, sono finiti ai domiciliari anche un avvocato e tre commercialisti.

L'inchiesta era partita un anno fa dopo un esposto anonimo e riguarda un giro di nomine e incarichi pilotati al Tribunale fallimentare di Lecce. In totale sono dieci gli indagati. Tra questi un altro magistrato in servizio nel tribunale di Lecce e due avvocati, uno del capoluogo salentino e uno di Roma.

Le indagini, cominciate nel settembre del 2021, si sono basate sull'ascolto di testimoni e parti offese, intercettazioni telefoniche e ambientali, sequestro di documenti e approfondimenti su tabulati telefonici, messaggi e atti giudiziari. Nel provvedimento cautelare emesso dal gip del tribunale di Potenza le accuse contestate a vario titolo sono: concussione, corruzione in atti giudiziari, turbata libertà degli incanti ed estorsione.

Secondo la Procura di Potenza, a livello di gravità indiziaria e "ferma restando la doverosa verifica nelle successive fasi processuali" sarebbe emerso "un meccanismo di reciproco scambio, fondato, da una parte, sulla assegnazione degli incarichi maggiormente remunerativi da parte del giudice a vari professionisti (curatori, amministratori/ controllori giudiziari e/o coadiutori) e, dall'altra, sull'ottenimento da parte del giudice di regalie ed altre utilità", ha reso noto il procuratore della Repubblica di Potenza, Francesco Curcio.

Per il Gip Errede si sarebbe macchiato di "un uso strumentale dell'attività giudiziaria utilizzata per procacciare utilità personali nonsolo al magistrato (vacanze, preziosi, device, feste) ma anche ai professionisti che ruotavano intorno a lui, che beneficiavano degli incarichi dati dal magistrato e che per questo lo ricambiavano".

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