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Università, Ocse: “Le laureate in Italia guadagnano il 30% meno dei colleghi”

Le laureate in Italia guadagnano in media il 30 per cento in meno rispetto agli uomini, mentre la media Ocse è del 25 per cento. Tali valori variano dal 26 per cento in meno per le donne tra i 55 e i 64 anni al 36 per cento in meno per le 35-44enni. E’ quanto emerge dal lancio mondiale del Rapporto “Uno sguardo sull’educazione”.
A cura di Davide Falcioni
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Le donne laureate in Italia guadagnano mediamente il 30 per cento in meno rispetto agli uomini, mentre la media Ocse è del 25 per cento. Questi valori variano dal 26 per cento in meno per le donne tra i 55 e i 64 anni al 36 per cento in meno per le 35-44enni. E' quanto emerge dal lancio mondiale del Rapporto "Uno sguardo sull'educazione", in corso oggi. Inoltre, sebbene in Italia i titolari di un dottorato registrino un più ampio vantaggio occupazionale rispetto ai titolari di una laurea di secondo livello, solo lo 0,5% degli adulti hanno conseguito un dottorato (rispetto alla media OCSE dell'1,2%). Ad approfondire gli studi sono per lo più le donne: la percentuale di donne tra i dottori raggiunge il 53% in scienze naturali, matematica e statistica, il 58% nelle discipline artistiche e umanistiche e il 64% nei settori della sanità e della previdenza sociale. Più uomini conseguono invece un dottorato in ingegneria, industria manifatturiera ed edilizia (64%), ma la percentuale di donne in questo campo (36%) è comunque superiore alla media OCSE (32%).

Uno sguardo all'educazione 2019 by Davide Falcioni on Scribd

Secondo il dossier Ocse tra i paesi dell'area l'Italia è al terzo posto tra i giovani Neet, acronimo che sta per Not Engaged in Education, Employment or Training: il 26% dei giovani di età compresa tra 18 e 24 anni è Neet, rispetto alla media Ocse del 14%. L'Italia e la Colombia sono gli unici due Paesi con tassi superiori al 10% per le due categorie (inattivi e disoccupati) tra i 18-24enni. Circa l’11% dei 15-19enni sono Neet, ma questa quota triplica per i 20-24enni, raggiungendo il 29% per le donne e il 28% per gli uomini nella classe d’età in cui inizia la transizione verso l’istruzione terziaria e il mercato del lavoro.

L'Italia spende per l'istruzione il 3,6% del Pil. Media Ocse del 5%

Sempre il rapporto Ocse presentato questa mattina rivela che il nostro paese spende circa il 3,6% del suo prodotto interno lordo per l'istruzione dalla scuola primaria all'università, una quota inferiore alla media Ocse del 5% e uno dei livelli più bassi di spesa tra i Paesi dell'Ocse. La spesa per la formazione è scesa del 9% tra il 2010 e il 2016 sia per la scuola che per l'università, più rapidamente rispetto al calo registrato nel numero di studenti, che è sceso dell'8% nelle istituzioni dell'istruzione terziaria e dell'1% nelle istituzioni dall'istruzione primaria fino all'istruzione post-secondaria non terziaria. La parte del finanziamento di soggetti privati nell'istruzione terziaria è lievemente superiore in Italia (36%) rispetto alla media dei Paesi dell'Ocse (32%). Tra le fonti pubbliche, le amministrazioni regionali e locali contribuiscono a una piccola quota del finanziamento dell'istruzione non terziaria (5% dall'amministrazione regionale e 8% dalle amministrazioni locali); le amministrazioni regionali contribuiscano al 18% del finanziamento pubblico per l'istruzione terziaria.

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