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Ucciso dalla mamma a 2 anni, il papà in aula: “Mi mandò una foto di Alex dopo l’omicidio”

Continua il processo per l’omicidio del piccolo Alex Juhasz, il bambino di due anni ucciso a coltellate dalla mamma l’1 ottobre 2021. In tribunale a Perugia è stato ascoltato il padre, a cui il piccolo era stato affidato in Ungheria prima di essere rapito dalla madre e portato in Italia.
A cura di Chiara Ammendola
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È entrato in aula senza rivolgere lo sguardo alla sua ex compagna, poi si è seduto dinanzi ai giudici della Corte d'Assise di Perugia in attesa di essere ascoltato come testimone. Norbert Juhaz, operaio, 46 anni, è arrivato in Italia dall'Ungheria per assistere al processo per l'omicidio del figlio, Alex Juhasz, ucciso a 2 anni dalla madre.

La donna, Katalin Erzsebet Bradacs, 44 anni, origini ungheresi, è accusata di omicidio volontario aggravato. Secondo la procura di Perugia, il primo ottobre 2021 ha colpito il figlio con sette coltellate, sferrate tra torace e collo, in un rudere di Po' Bandino, fino a provocarne la morte.

Norbert Juhasz ha visto l'ultima volta la ex compagna due anni fa in tribunale in Ungheria, tre settimane prima del delitto, per un'udienza sull'affidamento di Alex. In quell'occasione fu comunicata la decisione da parte dei giudici di affidare il piccolo solo al padre, ma nel frattempo la 44enne era già scappata in Italia con il piccolo.

In aula a Perugia, l'uomo ha raccontato che per due settimane, dopo la fuga della donna, avrebbe tentato di convincere la ex compagna a riportare indietro il piccolo Alex, fino al giorno in cui Bradacs lo chiamò per dirgli che sarebbe tornata in Ungheria con il bambino, solo a patto di poter continuare a vederlo. Poche ore dopo il 46enne avrebbe ricevuto sul proprio cellulare le foto del bimbo straziato.

Secondo quanto ricostruito dalla Procura la donna avrebbe premeditato l'omicidio del figlio dopo averlo rapito perché non accettava la decisione dei giudici ungheresi di affidare il piccolo Alex alla padre. E così dopo aver raggiunto prima Roma e poi la Toscana e infine l'Umbria, avrebbe deciso di ucciderlo.

Durante le scorse udienze sono stati ricostruiti i movimenti compiuti da Bradacs il giorno dell'omicidio, compresi i tentativi di occultare l'omicidio del piccolo. Questa mattina in aula, a un certo punto della testimonianza dell'uomo però l'imputata sarebbe stata espulsa per le sue intemperanze. Accusata di aver ucciso un gattino lanciandolo contro un muro, avrebbe rifiutato ogni accusa gridando dinanzi ai giudici prima di essere accompagnata fuori.

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