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Uccisa e fatta a pezzi da una setta: dopo 15 anni risolto il giallo sulla scomparsa di Imane Laloua

Appartengono a Imane Laloua i resti umani trovati ben 12 anni fa da un camionista in un bosco vicino all’autostrada A1: la ragazza era scomparsa nel nulla tre anni prima. Forse a ucciderla e farla a pezzi furono i componenti di una setta satanica attiva in Toscana nel 2006. Indaga la Procura di Firenze.
A cura di Davide Falcioni
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Sono serviti dodici anni, ma finalmente è stata accertata la verità sulle ossa umane trovate nel lontano 2006 in sacchi gettati in un piccolo bosco dell'autostrada A1 dopo il casello di Barberino di Mugello: l'esame del Dna ha infatti stabilito che quei resti umani appartengono a Imane Laloua, una ragazza scomparsa da Prato all'età di 32 anni nel settembre del 2003. La procura di Firenze chiede che chiunque sia a conoscenza delle circostanze della scomparsa e della morte e del motivo per cui venne uccisa aiuti le indagini.

Il pubblico ministero Giuseppina Mione infatti indaga per omicidio volontario e occultamento di cadavere. La madre denunciò la scomparsa della figlia nel settembre di 15 anni fa e da quel momento non ha mai smesso di chiedere alle autorità di appurare cosa le fosse accaduto. Il ritrovamento dei resti umani di  Imane Laloua risale al 21 giugno 2006, quando l'autista di un camion si fermò in un'area di sosta e scoprì nel boschetto vicino alcuni sacchi contenenti ossa umane, separate dalle parti molli. Gli omeri dello scheletro erano legati con uno spago e la squadra "anti-sette" della Mobile di Firenze ipotizzò allora, e fa la stessa cosa anche oggi, che la vittima di quell'orendo trattamento fosse stata prima assassinata durante un rito satanico.

Chi è Imane Laloua

Imane aveva raggiunto la mamma Zoubida Chakir a Montecatini Terme, dove lavorava come badante, nel 1995, quando era ancora un'adolescente e studiava all’istituto alberghiero. Della giovane la mamma non ha saputo più nulla dal 27 giugno 2003: allora aveva 22 anni, si era sposata a 19 con un marocchino che entrava e usciva dal carcere e fino al maggio di quello stesso anno aveva abitato a Prato insieme a connazionali e al marito. Proprio la mamma della ragazz

La mamma della ragazza, Zoubida Chakir, ieri ha lasciato un messaggio su Facebook: "Voglio però ricordardati com'eri. Pensare che ancora vivi. Voglio pensare che come allora mi ascolti, che come allora sorridi".

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