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Uccisa e data alle fiamme, nuova testimonianza contro l’ex: “Confidò delitto in carcere”

Avrebbe confidato a un detenuto in carcere di aver ucciso l’ex amante. Emergono nuovi, importanti elementi a carico di Antonio Caolamonico, ora in attesa del processo di appello bis per l’omicidio Bruna Bovino, picchiata, massacrata con le forbici e poi data alle fiamme a Mola di Bari, il 12 dicembre 2012.
A cura di Angela Marino
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Avrebbe confidato a un detenuto in carcere di aver ucciso l'ex amante. Emergono nuovi, importanti elementi a carico di Antonio Caolamonico, ora in attesa del processo di appello bis per l'omicidio Bruna Bovino, picchiata, massacrata con le forbici e poi data alle fiamme a Mola di Bari, il 12 dicembre 2012. Si tratta delle rivelazioni di un collaboratore di giustizia all'epoca detenuto insieme al Colamonico e ora  confluite nel verbale depositato dalla Procura generale di Bari per il nuovo processo a carico del 41enne. Condannato in primo grado a 25 anni di carcere e assolto in appello, Colamonico è stato nuovamente rinviato a giudizio dopo che la Cassazione ha annullato la sentenza d'appello.

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I fatti. Il 2 dicembre 2013, alcuni residenti di via Vituli a Mola, segnalano ai vigili del fuoco un incendio nel centro estetico ‘Arwen'. All'interno, i pompieri scoprono il corpo senza vita della titolare, Bruna Bovino, 29 anni. Inizialmente si pensa a una morte per asfissia, ma l'autopsia svela una serie di gravi lesioni da arma da taglio sul corpo della donna. È stata aggredita con le forbici. Le indagini per omicidio esplorano lo scenario privato di Bruna. Mamma di due bimbi, divorziata, la giovane estetista aveva una relazione con un uomo sposato. Gli inquirenti arrivano così ad Antonio Colamonico. "L'amavo, non avevo motivo di ucciderla" è la difesa di Colamonico. Le celle telefoniche a cui si è agganciato il suo telefono il giorno del delitto, però, lo collocano in via Vituli a Mola, all'ora in cui è andata in scena l'aggressione.

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Il primo processo a carico di Colamonico lo ritiene colpevole condannandolo a 25 anni di carcere, sentenza ribaltata in appello, dove, collocando a un orario diverso l'epoca della morte di Bruna Bovino. Colamonico ne esce scagionato. La Cassazione, infine, accogliendo il ricorso della procura e delle parti civili, haannullato l'ultima sentenza con rinvio. Nel nuovo processo, probabilmente, avranno un peso anche le nuove informazioni acquisite dal carcere.

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