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Tutti contro uno, picchiato da decine di persone con caschi e sedie: il pestaggio a Reggio Calabria

Il ragazzo vittima del pestaggio a Reggio Calabria ha riportato la frattura del setto nasale e lesioni varie ma, a quanto si apprende, non ha presentato alcuna denuncia. Il sindaco Falcomatà: “A questi ragazzi dico vergogna”.
A cura di Susanna Picone
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Screen dal video del pestaggio
Screen dal video del pestaggio

Un gruppo di persone, almeno una ventina di giovani, che aggredisce un solo ragazzo. È quanto accaduto sul lungomare di Reggio Calabria e a condividere su Facebook le immagini del pestaggio (il video è in coda a questo articolo) è stato il sindaco, attualmente sospeso, Giuseppe Falcomatà. Tutto è accaduto nella notte tra sabato e domenica.

Secondo quanto accertato finora, gli aggressori sarebbero stati almeno una ventina e tra loro ci sarebbero dei minorenni. La vittima del pestaggio, invece, sarebbe un ragazzo poco più che maggiorenne: è stato colpito con pugni, calci, anche caschi da motociclista e sedie. Ha cercato di darsi alla fuga e solo dopo diversi minuti è riuscito ad allontanarsi.

La vittima inseguita e colpita ripetutamente
La vittima inseguita e colpita ripetutamente

Sull'episodio ha avviato indagini la polizia di Stato sotto le direttive della Procura delle Repubblica ordinaria e della Procura per i minorenni, guidate, rispettivamente, da Giovanni Bombardieri e Roberto Di Palma. A quanto emerso, il ragazzo vittima del pestaggio a Reggio Calabria ha riportato la frattura del setto nasale e lesioni varie ma, a quanto si apprende, non ha presentato alcuna denuncia. Gli investigatori lo hanno sentito, ma lui non avrebbe fornito chiarimenti sui motivi dell’aggressione subita.

Immagine

Intanto sui social Falcomatà denuncia l’episodio parlando di “educazione”. “Non dite che ci vogliono le telecamere o i controlli perché qui è esclusivamente una questione di educazione – si legge su Facebook -. Ai ragazzi protagonisti di questo video vorrei dire vergogna, perché quella che si vede non è semplicemente una rissa, ma un vero e proprio pestaggio, tutti contro uno. E allora più che ai ragazzi io mi rivolgerei ai loro genitori: se io riconoscessi mio figlio in quelle immagini non ci penserei due volte ad accompagnarlo in Questura”.

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