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Strage a Licata: uccide 4 familiari e si spara, morto in ospedale. Tra le vittime due ragazzini

Sparatoria a Licata (Agrigento), quattro persone sono state uccise. Tra le vittime ci sono due ragazzini di 11 e 15 anni. L’assassino, 48 anni, morto suicida.
A cura di Susanna Picone
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Foto Francesco Cortese/Fanpage.it
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Strage familiare oggi a Licata (Agrigento). Angelo Tardino, 48 anni, ha fatto fuoco contro l’intera famiglia: marito, moglie e i loro due figli minorenni, rispettivamente fratello, cognata e nipoti dell'assassino. Le vittime sono Diego Tardino, classe 1977, la moglie Alexandra Angela Ballacchino del 1982, i figli – nipoti del killer – di 11 e 15 anni. Le vittime sono state colpite a morte in casa in via Riesi, alla periferia cittadina. Potrebbe esserci stata una lite familiare dietro l'omicidio. Inizialmente era stata data la notizia di tre cadaveri trovati nella mattinata di oggi, mercoledì 26 gennaio, poi è stata data notizia di una quarta vittima, il ragazzino di soli 11 anni. Il presunto assassino ha poi tentato il suicidio sparandosi due colpi di pistola ed è morto all'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta. Sul luogo in cui sono stati rinvenuti i cadaveri sono intervenuti i carabinieri della compagnia che hanno allertato la Procura di Agrigento.

Secondo quanto riferiscono fonti dei carabinieri, pare che l'uomo, al culmine di una violenta discussione, abbia estratto l'arma e fatto fuoco all'indirizzo dei familiari prima di fuggire via. Tardino avrebbe ucciso il fratello Diego appena sull’uscio di casa, poi ha cercato la cognata e i nipoti stanza per stanza secondo quanto confermato dalle forze dell’ordine a Fanpage.it. L'assassino dopo la strage si è subito allontanato, i carabinieri hanno subito iniziato a controllare la zona e che hanno istituito posti di blocco. Poi ha tentato il suicidio. La pistola usata per la strage è una calibro 9. L'arma è stata ritrovata e sequestrata. Secondo i carabinieri che indagano su quanto accaduto questa mattina in contrada Safarello, Tardino si è sparato con un'arma diversa da quella utilizzata per compiere la strage in casa del fratello.

Tardino avrebbe rivolto l'arma contro se stesso mentre era al telefono con i carabinieri. L'assassino è stato rintracciato al telefono dagli investigatori, ormai sulle sue tracce, e che avrebbero cercato di convincerlo a costituirsi. Sembrava, secondo le prime informazioni, ormai pronto ad arrendersi e raggiungere la caserma quando i militari hanno sentito al telefono uno sparo. L'uomo non è morto sul colpo: agonizzante, è stato intubato e trasferito in elisoccorso all'ospedale Sant'Elia di Caltanissetta. Lì i medici della Rianimazione hanno spiegato che il paziente non era operabile e che era ormai in coma irreversibile.

Secondo una prima ricostruzione dei carabinieri, basata sulle testimonianze di alcuni vicini di casa che parlano di liti frequenti, la strage sarebbe stata originata da una lite per motivi di interesse legati alla suddivisione di alcuni terreni. Le indagini sono coordinate dal Procuratore di Agrigento Luigi Patronaggio. A dare l'allarme è stata la moglie dell'assassino, sotto choc. La via, dove sono intervenute le forze dell'ordine, è transennata: si stanno effettuando i primi rilievi per ricostruire l'esatta dinamica dell'accaduto.

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