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Omicidio Torremaggiore, ultime notizie

Torremaggiore, cosa ha spinto Taulant Malaj a filmare i cadaveri delle vittime e la moglie agonizzante

Quali sono le ragioni che hanno spinto il killer di Torremaggiore Taulant Malaj a filmare la mattanza e a risparmiare il figlio più piccolo dopo aver ferito la moglie Tefta e ucciso la figlia Jessica e il vicino di casa Massimo De Santis.
A cura di Anna Vagli
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Taulant Malaj e il figlio
Taulant Malaj e il figlio
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“Loro scappavano, io le inseguivo”. Questa una delle frasi agghiaccianti pronunciate da Taulant Malaj, il panettiere di origine albanese che nella notte tra sabato e domenica, dopo aver tentato di uccidere la moglie Tefta, ha massacrato il suo presunto amante, Massimo De Santis, e la figlia Jessica.

Li ha massacrati con un coltello a serramanico – dalla lama di circa 8 cm – colpendoli nelle parti vitali del corpo. E poi, dopo averlo fatto, ha filmato la mattanza. Una registrazione che, oltre a riprendere il sangue, reca una telecronaca del protagonista. Che ha speso parole di odio e sprezzanti nei confronti della compagna di una vita nonché della madre dei suoi figli.

Da tempo Taulant sospettava che la moglie avesse una relazione extraconiugale con un uomo conosciuto nel corso di un incidente stradale. De Santis, appunto.

Quindi, dopo settimane di richieste di spiegazione a Tefta, nel momento di maggior escalation e frustrazione, ha colpito. Uccidendo anche Jessica, sangue del suo stesso sangue, sotto gli occhi dell'altro figlio.

Dimostrando non solo un totale appiattimento delle risorse individuali. Ma anche di essere animato da quello che noi addetti ai lavori chiamiamo istinto della distruzione. Un sentimento di rabbia e crudeltà che culmina nella volontà di torturare e di uccidere.

È possibile spiegare che cosa alberga nella mente di un assassino che decide di filmare gli omicidi? Purtroppo, sì. Ce lo spiega copiosa letteratura criminologica in materia. Una letteratura capace di “chiarire” anche il perché abbia risparmiato uno dei suoi figli. Procediamo con ordine.

Perché Taulant Malaj ha filmato la mattanza?

Le vittime di Torremaggiore
Le vittime di Torremaggiore

L'atto di filmare l'omicidio ha permesso a Taulant Malaj di ripristinare il potere e il controllo sulla relazione e sulla vita di chi ha osato tradirlo: sua moglie. Per umiliarla e dominarla, in modo da sentirsi indistruttibile. Per cristallizzare da un lato la sottomissione della stessa e dall’altro la sua superiorità. Godendo della paura e del suo dolore.

Una paura e un dolore che avrebbe voluto rivivere anche in seguito riguardando il filmato. Sostanzialmente, doveva porsi come vincitore a fianco della sua vittima. Con l’obiettivo di rivendicare quel che a suo avviso era stato un inaccettabile mutamento dei ruoli di genere. Cui avrebbe dovuto aggiungersi l’umiliazione pubblica derivante dalla notizia della presunta relazione extraconiugale.

Motivo per il quale l’uomo, nei giorni antecedenti al delitto, visto preoccupato dai colleghi di lavoro, aveva riferito di essere lui ad aver tradito la moglie. Non il contrario.

Vi è di più. L'uomo ha immortalato quella mattanza anche per far sapere a chi l’avrebbe vista quanto fosse stata vile nell’osare sfidarlo attraverso il tradimento. Non è infatti un caso che all’arrivo dei carabinieri sulla scena del crimine abbia rivelato loro di aver ucciso un uomo, De Santis, e di aver accoltellato la moglie e la figlia "per motivi di gelosia".

Dimostrando una tranquillità giustificabile solo con il desiderio di autocompiacimento. Difatti, secondo quanto emerso dall’ordinanza di convalida, dopo essersi allontanato nell’immediatezza in auto, ha fatto rientro nel luogo della mattanza. Per poi chiamare il fratello Quemal, il quale ha riferito di aver trovato Taulant abbastanza tranquillo e con le mani insanguinate”.

Invece, con la fuga o costituendosi, non avrebbe compensato il senso di appagamento e gratificazione per quanto commesso. Si è voluto porre come vincitore accanto alle sue vittime. Vittime nei confronti delle quali nutriva un intrinseco disprezzo, sentendosi ormai un perdente nelle loro vite.

Neppure il momento in cui ha scelto di colpire è stato casuale. Lo ha fatto mentre tutti dormivano, approfittando della condizione di minorata difesa di quei momenti.

L’azione di filmare la morte di De Santis e della figlia Jessica

Quanto all’omicidio della figlia e del presunto amante della moglie, l’azione di filmare risponde all’esigenza di soddisfare quello che in gergo tecnico viene definito desiderio di esplorazione. Gli assassini come lui, infatti, sono pervasi dalla necessità di immortalare come le loro vittime reagiscono alla sofferenza e alla morte.

Jessica purtroppo si è trovata nel momento sbagliato”. Queste le parole di Taulant durante l’interrogatorio. In realtà, le telecamere presenti nell’abitazione hanno smentito questa ricostruzione. Perché l’uomo non ha inveito nei confronti della figlia solamente quando la stessa è intervenuta in camera da letto per proteggere la madre. Ma ha continuato a colpirla anche successivamente in salotto.

Ciò perché l’uomo non accettava di perdere il dominio e il controllo sulla moglie e, di conseguenza, sui figli. La vita di questi ultimi, nella sua visione distorta, era solo un mezzo per riempire i suoi bisogni ed il suo ego. Di conseguenza, una volta disgregato il nucleo familiare per mano della moglie, nessuno poteva esser più considerato a suo avviso degno di vivere. Dato che, da quel momento in poi, sarebbe stato costretto ad abdicare il ruolo di dominatore.

Taulant Malaj non ha percepito il dolore della figlia, ma l’ha considerata solamente un’arma per ferire. Nessun senso di colpa, ma soltanto sollievo. Un sollievo che si manifesta nel momento in cui il controllo sulla moglie viene ristabilito sottraendole la cosa più cara al mondo: i figli che ha generato.

Per questo ha ucciso Jessica davanti ai suoi occhi. I figli si riducono a vittime preferenziali e sacrificali perché sono percepiti esclusivamente come un’estensione della madre. E, come tali, devono essere distrutti. Taulant si è completamente svestito della sua condizione di genitore prima che di marito. In caso contrario, infatti, l’amore fisiologicamente nutrito nei confronti dei figli gli avrebbe impedito di fare ciò che ha fatto.

Perché ha risparmiato il bambino?

L’aver risparmiato il figlio non ha niente a che vedere con un sentimento di pietas nei suoi confronti. Né significa che il piccolo di cinque anni avesse una corsia preferenziale nella sua vita. Al contrario, verosimilmente Taulant si è distratto da quella che, in quel momento, era diventata la necessità primaria. Filmare quella che credeva essere la morte della moglie. Tutto il resto, ad un tratto, aveva perso di significato.

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Dottoressa Anna Vagli, giurista, criminologa forense, giornalista- pubblicista, esperta in psicologia investigativa, sopralluogo tecnico sulla scena del crimine e criminal profiling. Certificata come esperta in neuroscienze applicate presso l’Harvard University. Direttore scientifico master in criminologia in partnership con Studio Cataldi e Formazione Giuridica
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