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Torna dall’Erasmus e scopre di aver contratto Hiv, studentessa risarcita: “Preso in laboratorio”

Grazie a diverse perizie, la ragazza ha sempre sostenuto di essere stata contagiata proprio nei laboratori dell’ateneo straniero dove era andata in Erasmus, prima di tornare a discutere la tesi a Padova. Analisi infatti hanno scoperto che l’Hiv ha la stessa sequenza genetica di quello costruito in laboratorio.
A cura di Antonio Palma
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Si conclude con un risarcimento economico la delicata e complessa vicenda di una studentessa padovana che aveva trascinato in tribunale due università sostenendo di aver contratto il virus dell'hiv nei laboratori di Ateneo mentre era impegnata a preparare la tesi in Erasmus all'estero. Il caso si trascina nelle aule di tribunale dal 2019 quando la ragazza si accorse di essere positiva all'hiv. Ricostruendo la sua storia, la ragazza ha sempre sostenuto di essere stata contagiata anni prima proprio nei laboratori dell'ateneo straniero dove era andata in Erasmus prima di tornare a discutere la tesi a Padova.

"Il mondo mi era crollato addosso, ripensai subito agli esperimenti che avevo fatto mentre ero all’estero: mi erano stati fatti manipolare pezzi del virus. Ma erano virus che non potevano replicarsi, detti difettivi. In teoria un’operazione senza rischi" aveva raccontato la giovane.

Attraverso complicatissime perizie di parte, dopo 5 anni la ragazza era riuscita a dimostrare che il virus dell'Hiv che ha contratto non era quello normalmente circolante tra gli uomini ma molto particolare e del tutto simile a quello usato proprio nei laboratori per i test. Gli scienziati infatti hanno scoperto che ha la stessa sequenza genetica di quello costruito in laboratorio.

Su come sia avvenuto effettivamente il contagio però nessuna certezza anche se la ragazza è convinta che sia stato possibile sono in quel laboratorio e aveva trascinato in tribunale i due atenei. "La verità è che non ho idea di cosa possa essere accaduto. Da allora me lo chiedo tutti i giorni. L’unica certezza è che non dovevo essere esposta a un virus capace di replicazione" aveva spiegato la giovane.

"La studentessa si trovava in un laboratorio per compiere degli esperimenti che coinvolgevano appunto due università e si è trovata ad utilizzare alcune parti inattivate di virus Hiv, che, secondo la tesi sostenuta dai nostri esperti virologi, si sono ricombinate trasformandosi in infettanti, determinando il contagio della ragazza" aveva spiegato all'Adnkronos il legale al quale la giovane si era rivolata per chiedere una risarcimento.

Come rivela il Gazzettino, però, probabilmente ora il procedimento si fermerà perché è stato raggiunto un accordo economico tra le parti secondo il quale l'università di Ginevra dovrebbe pagare 145mila euro a titolo di risarcimento danni alla studentessa contagiata.

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