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Testimoni di Geova, Jo, cacciato di casa dai genitori perché gay: “Mi hanno distrutto la vita”

Jo Conti racconta a Fanpage.it la sua storia. La sua colpa? Essere gay. Secondo la sua famiglia ha oltraggiato il nome di Geova. Un figlio rinnegato dalla sua famiglia. Dopo una grave depressione e ricoveri in ospedale, la madre lo obbliga a uscire di casa: “Da adesso in poi tu devi stare solo”.
A cura di Francesco Bunetto
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La storia di Jo Conti, ragazzo omosessuale di 38anni, siciliano di Monreale nel palermitano. È stato cacciato di casa dalla sua famiglia perché è gay e per, secondo la madre, aver fatto biasimare il nome di Geova. Jo ha deciso di raccontare il suo calvario a fanpage.it. "Ho trovato le lettere appese alla porta della mia camera dove mia madre scriveva di suo pugno e mi sollecitava di andare via di casa e che se non avessi pulito minuziosamente, non mi avrebbe più dato da mangiare".

"Un figlio rinnegato"

In carcere e in punizione a un figlio rinnegato. Jo racconta la sua drammatica esperienza di vita, proprio all'interno delle mura di casa sua e che ha subito dalla sua famiglia. La madre non accetta la sua omosessualità per i dogmi della sua religione, in quanto testimone di Geova, che rinnega come condizione naturale di un essere umano ma la paragona a una perversione. Ha dovuto fare i conti anche con il passato. Come vittima di discriminazioni omofobi anche nel suo paese, a Monreale. "Purtroppo ho dovuto lottare contro i ragazzini, i più piccoli, che mi inseguivano fin sotto casa, dalla fermata dell'autobus sputandomi addosso. Ho fatto anche una denuncia più di quattro anni fa e, nonostante questo, tutt'oggi, la mia giustizia non l'ho avuta perché non c'è una legge che effettivamente mi tuteli".

"Ho trovato le valigie davanti la porta – racconta Jo Conti –  tutti i vestiti tolti dall'armadio buttati sul letto, il letto senza più lenzuola. Più vattene di così … mandato via, cacciato via da otto anni, da mia mamma, da mio fratello e da mia sorella quasi rinnegato perché omosessuale. "Ho sofferto di una gravissima depressione – continua Jo – che mi ha portato a diversi ricoveri ospedalieri dopo che la mia stessa madre mi ha detto: "Da adesso in poi tu devi stare solo". Immaginate come può sentirsi un ragazzo o a una ragazza di 30 anni".

"Non mi facevano mangiare". "Pulisci o via"

Chiuso in camera. Una vita di silenzi e di soprusi. Discriminato e rinnegato dalle persone più importanti della nostra vita:la famiglia. Jo mostra a fanpage.it anche le lettere che trovava appese alla porta della sua camera dove la madre scriveva di suo pugno e lo sollecitava di andare via di casa e che se non avesse pulito minuziosamente non gli avrebbe più dato da mangiare:" Se entro questa sera o da oggi in poi non trovo la stanza minuziosamente e perfettamente in ordine, non solo non ti dò da mangiare ma è obbligatorio che te ne vai – scrive la madre in una delle sue lettere". "Dopo tanti anni – dice Jo – ho scoperto che mia madre sarebbe disponibile a riaccogliermi in casa se io chiedessi scusa. Ma scusa di cosa? Di essere omosessuale e di averle, a suo avviso, oltraggiato o fatto biasimare il nome di un Dio che non mi rappresenta e che non è il mio? Oggi mi mantengo da solo – continua Jo –  non ho mai avuto aiuto da parte di mia madre, supporto della spesa, delle faccende domestiche, mi gestisco totalmente da solo. Ho 38 anni – continua – e adesso mi può stare bene ma ne avevo 30 e non sapevo dove andare quando sono stato messo alla porta". Conclude Jo con una frase riferita alla madre:"Non ti ho chiesto io di nascere né di essere chi sono, se ti ho delusa mi dispiace ma sappi che non ti chiederò perdono". Nessuno nasce sbagliato per chi non viene accettato, il problema non è il nostro ma è di chi non ci accetta, sono loro le persone che realmente sono sbagliate – ha detto Jo".

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