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Terapia del dolore su ragazzi disabili per sfogare istinti sadici: arrestati 3 operatori a Cosenza

Secondo gli inquirenti i tre arrestati, due operatori sociosanitari e un educatore di una onlus, avevano creato un clima di terrore e crudeltà all’interno della struttura in cui i pazienti dovevano essere invece assistiti.
A cura di Antonio Palma
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immagine di repertorio
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Avrebbero maltratto disabili a loro affidati con continue minacce di violenza e vere e proprie aggressioni, creando un clima di terrore e crudeltà all'interno della struttura in cui i pazienti dovevano essere invece assistiti.

Queste le pesantissime accuse nei confronti di tre operatori di un centro diurno specializzato nell’assistenza di persone fragili nel Cosentino, arrestati dai carabinieri su ordine dei giudici.

Nei confronti dei tre, due operatori sociosanitari e un educatore di una onlus, il gip di Cosenza  ha emesso altrettante misure di custodia cautelare ai domiciliari, eseguite dai carabinieri di Corigliano Rossano, in attesa del processo.

Le indagini, coordinate dalla Procura, erano partite nell'autunno dello scorso anno a seguito di alcune segnalazioni e si sono avvalse di registrazioni audio e video oltre che di servizi di osservazione, e hanno consentito di identificare almeno 7 vittime dei maltrattamenti.

Si tratta di ragazzi diversamente abili che sarebbero stai oggetto di offese, vessazioni e violenze, sia fisiche che psicologiche, da parte dei tre arrestati all'interno del centro che operava nell’area urbana di Rossano.

I fatti contestati agli indagati riguardano un periodo che va dall’autunno 2021 all’aprile di quest’anno. Secondo gli investigatori e il Gip, nella struttura erano diventati comuni comportamenti vessatori, mortificanti, violenti e degradanti nei confronti degli ospiti con particolare fragilità psichica.

Per gli inquirenti era "sistematico ricorso all’intimidazione e alla violenza per mantenere il controllo della struttura" e "al fine di consolidare il proprio potere all’interno della struttura".

In particolare il Gip fa riferimento a un vero e proprio sistema all'intero del centro che definisce "piegato agli istinti personali e sadici di uno degli indagati" che avrebbe  creato un vero e proprio clima di terrore tra i ragazzi ospiti.

Oltre alle aggressioni vere e proprie,  nell'ordinanza di custodia cautelare il giudice fa riferimento alla "famigerata ‘terapia del dolore', utilizzata in particolare su una delle vittime, non solo per scopi educativi ma per sfogare – da parte di uno degli arrestati – i propri istinti sadici".

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