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Sumud Flotilla, l’attivista Antonio La Piccirella denuncia Israele per tortura: “Scaglie di metallo nel pane”

Antonio La Piccirella ha denunciato Israele per il reato di tortura dopo l’abbordaggio della barca su cui viaggiava verso Gaza e il suo arresto e la detenzione nel Paese mediorientale. “Al porto si è perpetrata una completa violazione dei diritti umani. In cella acqua rancida e scaglie di metallo nel pane” elenca la denuncia alla Procura di Roma.
A cura di Antonio Palma
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L’attivista italiano della Global Sumud Flotilla, Antonio La Piccirella, ha denunciato Israele per il reato di tortura dopo l’abbordaggio della barca su cui viaggiava verso Gaza e il suo arresto e la detenzione nel Paese mediorientale. La denuncia è stata presentata nelle scorse ore alla Procura di Roma competente per reati contro connazionali avvenuti all’stero. Oggetto dell’atto redatto dall’avvocato dell’attivista, tutte le fasi successive all’arresto sulla barca da parte delle forze armate israeliane: dal trasferimento forzato al porto di Ashdod, alla perquisizione e alla detenzione in cella.

"Al porto si è perpetrata una completa violazione dei diritti umani. I militari, armati, hanno identificato gli attivisti, circa 300, poi li hanno privati di tutti gli effetti personali, dopodiché li hanno perquisiti imprimendo gratuita violenza fisica, motivo per cui ad alcuni attivisti è stato rotto un braccio" si legge nella denuncia che descrive e ripercorre tutti quei terribili momenti già descritti anche dagli altri attivisti come Saverio Tommasi di Fanpage.it.

“I militari hanno ammanettato gli attivisti dietro la schiena con delle fascette di plastica molto strette e hanno obbligato gli stessi a stare piegati, faccia a terra" portandoli poi "verso un piazzale assolato" e "costringendo gli equipaggi a stare in ginocchio con i bagagli dietro le spalle e a guardare sempre in basso, impedendogli di muoversi e di parlare, dando dei colpi sulla testa a chi si rifiutava" elenca ancora la denuncia di La Piccirella.

Poi si ripercorre la detenzione dello stesso attivista che "è stato ristretto, insieme ad altre 12 persone, in una cella di circa 12 metri quadrati, con solo 3 letti a castello per un totale di soli 6 letti, dove pertanto lui e metà dei presenti sono stati costretti a dormire in terra". Nel carcere il solo accesso all’acqua era dal rubinetto del bagno dove però usciva liquido “di colore opaco e di un sapore rancido”.

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Inoltre gli attivisti avrebbero “rinvenuto delle scaglie di metallo di circa 1 cm nel pane portatogli il primo giorno obbligandoli, dal momento del ritrovamento, a verificare il contenuto dei pasti somministrategli e temendo di poter inavvertitamente deglutire sostanze pericolose". Il legale nell'atto riferisce infine che "sia La Piccirella che altri attivisti hanno avuto una costante sensazione di stordimento e stato confusionale nei giorni di detenzione, ed hanno a tal fine ipotizzato che il cibo agli stessi somministrato o l'acqua del lavandino contenesse qualche sostanza medicinale".

Per tutto questo si chiede ai pm italiani di accertare anche “eventuali responsabilità del governo italiano per essersi sottratto all'obbligo giuridico di proteggere i propri cittadini, nella misura in cui già a Tunisi e a sud di Creta c'erano stati attacchi con i droni in conseguenza dei quali il governo aveva inviato a protezione una fregata, e poi senza alcuna giustificazione, ovvero senza nemmeno arrivare in prossimità delle acque territoriali su cui Israele esercita illegalmente il blocco navale, lo stesso è venuto meno alla posizione di garanzia assunta, quando era ormai noto che Israele avrebbe agito nonostante le imbarcazioni fossero a 70/80 miglia marittime dalla costa".

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