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Studentessa bocciata fa ricorso, Tar le riconosce 10mila euro “per il ritardato avvio alla professione”

Ritardo nell’avvio della professione di architetto e sofferenza ingiusta. Il Tar ha dato ragione a Debora Chirone: il Ministero dell’Istruzione e un liceo di Savona dovranno pagare diecimila euro.
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A cura di Biagio Chiariello
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Il Ministero dell'Istruzione e un liceo di Savona dovranno risarcire per 10 mila euro una ex studentessa, ora architetta, per i danni economici e la sofferenza patita a causa dell'illegittima bocciatura subita ai tempi in cui era alunna della terza classe dell'istituto superiore nell'anno scolastico 2010-2011. Lo stabilisce una sentenza del Tar della Liguria.

“Si sono molto contenta, è una rivalsa personale per una ingiustizia che all’epoca mi ha fatto soffrire ma che non ho mai voluto accettare”, ha commentato Debora Chirone, l'ex studentenessa oggi professionista (laureata con 110 e lode).

Era l’anno scolastico 2010/2011 e Debora frequentava la terza classe dell’istituto superiore: quella bocciatura, a suo dire, non era motivata. L’anno dopo la ragazza fu invece promossa e così anche nei due successivi, fino alla maturità. I problemi quell'anno riguardavano sopratutto il rapporti della classe con la professoressa di fisica e matematica sono tesissimi. “Guarda caso io e le altre tre ragazzi chiedemmo un intervento della preside perché fosse sostituita. Ciò non avvenne e noi quattro fummo rimandante e bocciate” ha spiegato l'architetta. Debora aveva un ottimo curriculum scolastico e la media del 7 e mezzo.

L’esame di riparazione è un disastro. I giudici scrivono a proposito di quell’esame:

Le illegittimità riscontrate appaiono infatti rimproverabili e non scusabili, sia per la loro numerosità, sia per la sussistenza (anche) del vizio di disparità di trattamento, particolarmente stigmatizzabile per il suo carattere 0odioso0, tanto più in quanto inficiante l’attività valutativa condotta nell’ambito del sistema pubblico di istruzione e nei confronti di una ragazza minorenne”, ed evidenziano come “una bocciatura scolastica, specialmente se ingiusta, cagioni nell’alunno patema d’animo, afflizione, frustrazione ed angoscia”.

Pertanto, secondo il tribunale “il danno patrimoniale” è reale e “deriva dal lucro cessante patito per aver ottenuto il diploma di maturità al termine dell’anno scolastico 2013/2014, anziché 2012/2013 e per avere differito di un anno gli studi universitari e l’inizio dell’attività professionale. Superato l’esame di abilitazione ha cominciato ad esercitare la professione di architetto, ottenendo i primi guadagni nell’agosto del 2021”.

I giudici inoltre evidenziano come il ritardo nel conseguimento del titolo si ripercuota sui contributi previdenziali da versare e ai fini pensionistici.

Appare dunque equo liquidare, a titolo di diminuito utile per via del ritardo, la somma di 8.700 euro pari a circa un quarto del reddito medio di un architetto nel nord-ovest e, quindi, in Liguria (ossia 34.555 euro in base al rapporto Inarcassa) – precisa la sentenza – Si reputa che nella normalità dei casi, una bocciatura scolastica, specialmente se ingiusta, cagioni nell’alunno patema d’animo, afflizione, frustrazione ed angoscia. Per tale sofferenza si stima equo liquidare 1.300 euro, più rivalutazione monetaria e interessi legali”.i

Il tribunale ha quindi quantificato il risarcimento in 10.000 euro complessivi, più interessi.

Debora ha saputo della sentenza del Tar nell'anno in cui ha conseguito la maturità. Ma solo oggi, nel 2022 le viene quantificato e riconosciuto il ristoro economico.

Io fui l’unica a restare al Grassi mentre le mie tre compagne cambiarono scuola e non fu facile per me – racconta Debora –. Poi però, per fortuna ebbi una nuova insegnante di matematica che ancora oggi ricordo con affetto. Dall’altra mai ricevuto scuse. Può sembrare banale ma il ritardo di un anno comporta conseguenze per gli studi, i concorsi, le occasioni lavorative. Oggi non sono contenta per i soldi, evidentemente, ma per il riconoscimento morale della mia battaglia per la giustizia”.

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