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Strage di Bologna, il giallo dell’86esima vittima: i resti riesumati non sono di Maria Fresu

I risultati della perizia ordinata dalla Corte d’Assise di Bologna, nell’ambito del processo contro l’ex terrorista dei Nar Gilberto Cavallini, ha stabilito che quei pochi resti riesumanti non appartengono a Maria Fresu a cui invece erano stai attribuiti. Una conclusione che riapre l’ipotesi di una ulteriore vittima di cui fino a oggi nessuno ha reclamato il corpo.
A cura di Antonio Palma
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Quei pochi resti tumulati insieme nei giorni immediatamente successivi alla strage di Bologna non sono di Maria Fresu, la donna per lungo tempo ritenuta completamente disintegrata da quella bomba piazzata alla stazione di Bologna il 2 agosto del 1980. A questa conclusione sarebbero arrivate le analisi del dna ordinate dalla Corte d'Assise di Bologna nell'ambito del processo contro Gilberto Cavallini, l’ex terrorista dei Nar accusato di aver partecipato alla strage. Una conclusione che riapre un giallo di cui si parla da molto tempo: la possibile presenza di una 86esima vittima della bomba. L'esame riguarda ovviamente i due i resti principali riesumati il 25 marzo scorso nel cimitero di Montespertoli, un osso della mano e un lembo facciale ritrovati sotto un treno al primo binario della stazione bolognese nei giorni della strage. Gli unici resti della donna ritrovati furono un piccolo scalpo con una chioma nera, un frammento parziale delle dita della mano destra e un frammento di mandibola con alcuni denti.

Già nelle scorse settimane era emerso che in realtà i due reperti organici non appartenevano alla stessa persona ma a due donne diverse, ora addirittura emerge che nessuno dei due apparteneva a Maria Fresu. I periti incaricati dal Tribunale hanno confrontato il dna estratto con quello dei familiari più prossimi alla donna, il fratello e la sorella, scoprendo che non c'è alcuna correlazione. All'epoca ad attribuire quei pochi resti alla Fresu fu un medico, il professor Pappalardo, nonostante incongruenze sul gruppo sanguigno della ragazza. Del mistero di quei resti si è discusso a lungo proprio per alcune incongruenze nelle attribuzioni ma anche per i dubbi di molti esperti sulla possibile disintegrazione di un corpo.

Ora gli esami dei periti riaccendono l'ipotesi di una ulteriore vittima di cui fino a oggi nessuno ha reclamato il corpo. Una tesi da tempo sostenuta da chi non crede alla pista fascista  e alla colpevolezza degli ex Nar Valerio Fioravanti, Francesca Mambro e Luigi Ciavardin, già condannati in via definitiva. Secondo questa ipotesi infatti vi a compiere la strage sarebbero stati dei terroristi palestinesi di matrice rossa. "Se la notizia sarà confermata per noi è un fatto di grandissima importanza" ha spiegato l'avvocato Alessandro Pellegrini, uno dei difensori dell'ex Nar Gilberto Cavallini, aggiungendo: "Ci sono due corpi di cui non si sa nulla. Il corpo di Maria Fresu è sparito, e sappiamo che un corpo non può dissolversi. E poi abbiamo il corpo di una persona non identificata, sconosciuta, e mai reclamata da nessuno. Inoltre questa persona era vicinissima alla fonte dell'esplosivo: lo dimostra il tipo di lesione".

Una tesi a cui non crede affatto Pier Paolo Bolognesi, presidente dell'associazione dei familiari delle vittime del 2 Agosto. "Non esiste vittima ulteriore rispetto a quelle note, parlare di 86esima vittima è azzardato" ha spiegato  Bolognesi, aggiungendo: "Il giorno della strage io c'ero e sono stato in obitorio per il riconoscimento dei miei familiari, c'era una confusione incredibile, niente di più facile che in quella bara ci siano finiti i resti di altre vittime". Errori che non è possibile accertare se non riesumando i corpi di tutte le vittime. In ogni caso, "se anche quel Dna non è della Fresu, non cambia nulla ai fini processuali" ha concluso Bolognesi.

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