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Seby, 15 anni, affetto da tumore al cervello: “Sono una roccia, sconfiggerò questo mostro”

Seby ha 15 anni e da quattro mesi è affetto da una rara forma di tumore al cervello che gli ha stravolto la vita: prima giocava a calcio, la sua più grande passione, ora passa la gran parte del suo tempo negli ospedali, tra radioterapia e fisioterapia, tra interventi a Sidney e un fortissimo mal di testa che, per fortuna, non gli ha tolto la voglia di vivere. Sorride sempre, è una roccia, un guerriero e adesso, con l’aiuto di un papà speciale, chiede aiuto a tutti.
A cura di Fabio Giuffrida
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Seby
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Giovanni è un papà d'oro, "il papà migliore del mondo". Perché non ci sono altre parole per descriverlo. Ha annullato la sua vita, ha lasciato il lavoro per dedicarsi al figlio, Seby, giorno e notte: un ragazzo di 15 anni che quattro mesi fa ha scoperto di avere un tumore del parenchima pineale, ovvero una rara forma di tumore al cervello. Se non ci fosse stato papà Giovanni, Seby sarebbe già volato in cielo quel maledetto 7 ottobre.

Aveva un fortissimo mal di testa: il primo dottore che lo ha visitato – ci raccontano – pensava si trattasse di una scusa per non andare a scuola l'indomani. E, invece, Seby stava male, rischiava di andare in coma. Fortunatamente ha superato quel difficile momento e poi ha affrontato quattro interventi, a Messina, Milano e due a Sidney, dall'altra parte del mondo. A gennaio ha cominciato la fisioterapia e la radioterapia a Milano ma – come ci spiega a cuore aperto papà Giovanni – nelle prossime settimane la loro battaglia si farà ancora più ardua: dovrà andare a Tel Aviv, in Israele, per una radioterapia sperimentale (e forse per un ciclo di chemio). Nel caso in cui la situazione non dovesse migliorare, dovrà ripartire per Sidney.

Le cure all'estero sono molto costose: per questo motivo è stata avviata una raccolta su Gofundme e aperta una pagina Facebook per seguire passo dopo passo la battaglia di Seby che tutti chiamano "roccia". Il motivo? Ha voglia di combattere, non si è mai scoraggiato, per i medici è quasi un "miracolo", per suo padre "un figlio speciale". Seby vuole tornare a giocare a calcio, la sua più grande passione, vuole fare le cose dei ragazzini della sua età. Vuole trovare una nuova fidanzatina, chiede soltanto un po' di normalità e serenità. Non vuole più soffrire.

Seby è consapevole che quel maledetto tumore, che lui chiama "mostro", gli ha cambiato la vita e che in parte gliel'ha segnata per sempre (basta vedere i segni che ha in testa, lo dice lui stesso nell'intervista a Fanpage.it). "Se il Signore mi ha dato questa sfida, significa che sarò capace di affrontarla" continua a ripeterci mentre il papà, con gli occhi lucidi, lo accarezza, lo bacia, se lo tiene stretto. I suoi occhi emanano amore, ci ripete più volte "grazie" per avergli dato voce: non può accettare l'idea di perdere questa battaglia. Più che papà e figlio, sono amici, complici.

I problemi alla vista, all'equilibrio, il fortissimo mal di testa, la perdita della memoria a breve termine non spaventano affatto la "roccia" che – col sorriso sulle labbra – ci tiene a ricordare il suo eroe, il suo modello di vita: Luca Cardillo, il ragazzo affetto da tumore maligno alla gamba destra, venuto a mancare un mese fa. Un guerriero, Seby, che ha trovato la sua forza in un papà davvero speciale.

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