“Scrivere cicciottelle è stato un errore, ma l’avrei detto anche di un uomo”

In un'intervista rilasciata al Corriere della Sera, Giuseppe Tassi, il direttore del Quotidiano Sportivo rimosso dal proprio editore in seguito alla polemica scatenatasi per aver descritto come "cicciottelle" le atlete olimpiche di tiro con l'arco Guendalina Sartori, Lucilla Boari e Claudia Mandia in un titolo apparso nell'edizione del Resto del Carlino dell'8 agosto scorso, spiega per quale motivo ha agito così e perché secondo lui quel termine non aveva nulla di "discriminatorio". "Abbiamo chiesto scusa, sul sito e sul giornale, a chi tra i nostri lettori si è sentito toccato dal termine ‘cicciottelle' ritenendolo non adatto. Scuse doverose", sostiene Tassi, sottolineando come quel termine non fosse in alcun modo discriminatorio o sessista, ma anzi affettuoso e che l'avrebbe utilizzato anche nel caso si fosse trattato di tre atleti uomini.
"Siamo partiti da un fatto che chi ha seguito la gara ha sicuramente notato: le tre arciere azzurre hanno un aspetto insolito per delle atlete di livello olimpico. Con questo titolo volevamo rilevare — ripeto, in tono affettuoso — che anche le persone comuni possono diventare delle atlete di altissimo livello". Insomma, il fine di quel titolo, secondo Tassi, altro non voleva essere che una sorta di encomio alla normalità delle tre atlete azzurre, un messaggio positivo che però non è stato affatto interpretato così dai lettori e commentatori, tanto che la bagarre scatenatasi ha portato al licenziamento in tronco del direttore responsabile.
La stessa direzione del giornale si era accorta del fatto che quel titolo avrebbe potuto urtare la sensibilità di qualche persona, tanto che in seconda edizione è stato modificato. "Ci siamo resi conto che poteva urtare la sensibilità di alcune persone" e per un banale errore dovuto alla concitazione dei tempi di chiusura del giornale non è stato modificato in tempo e quindi la prima stampa dell'8 agosto è andata in edicola con quel "cicciottelle". "Ricordo che nel 2012 dell’arciere Marco Galiazzo fu messa in luce la sua forma fisica ‘non perfetta'. L’intento era lo stesso. Ma in quel caso non ci furono accuse di sessismo", spiega Tassi, sottolineando che avrebbe e ha già in passato utilizzato termini di connotazione prettamente fisica per descrivere gli atleti olimpici.
Secondo il direttore del Quotidiano Sportivo è giusto che gli utenti sui social abbiano protestato, ma secondo lui gli stessi commentatori hanno di che maturare, nonostante la protesta sia una manifestazione di democrazia imprescindibile: "Devono rendersi conto che esprimendo giudizi trancianti impegnano se stessi. Ci vogliono senso di autocontrollo e moderazione: le stesse che vengono chieste ai titolisti. La leggerezza di certe espressioni finisce sui social come sulle pagine dei giornali. Ripulire il nostro linguaggio è un traguardo da inseguire, ma senza ipocrisia". Il limite del "politicamente corretto", messo sotto accusa dai molti utenti che hanno preso le difese del direttore dopo il licenziamento, secondo Tassi dipende dalla sensibilità delle persone e "ognuno dovrebbe avere misura, anche quando è in disaccordo". Trent'anni fa un titolo del genere non avrebbe provocato alcuna polemica, ma "questi sono i tempi del politicamente corretto e di una maggiore sensibilità. Tutti dobbiamo adeguarci: per questo è stato giusto chiedere scusa. Abbiamo fatto un errore e lo abbiamo ammesso".