Scontro tra bande nel cuore di Venezia: nella rissa machete e katane, feriti e paura nella notte

Scene di violenza estrema hanno scosso il centro storico di Venezia nella notte tra domenica e lunedì. Un violento scontro tra bande, esploso tra il sottoportico de la Bissa e campo San Bortolomio, a pochi passi dal Ponte di Rialto, ha coinvolto almeno una ventina di giovani armati. Una vera e propria spedizione punitiva che ha lasciato sul selciato sangue e feriti, ma anche il timore di residenti e turisti.
Secondo le prime ricostruzioni, due gruppi rivali, composti da cittadini stranieri – secondo alcune testimonianze, sudamericani, nordafricani e balcanici – si sarebbero dati appuntamento per un regolamento di conti. Machete, coltelli, sciabole e persino katane sono stati usati nello scontro, reso ancora più drammatico dall’utilizzo massiccio di spray urticante, che ha saturato l’aria rendendola irrespirabile anche nelle abitazioni vicine.
I testimoni – citati da La Voce di Venezia – parlano di uno scenario caotico, con urla e tensione alle stelle. La rissa, durata circa un quarto d’ora, si è conclusa con la fuga dei partecipanti in direzioni opposte, lasciando a terra tracce evidenti della violenza. La mattina successiva, sul Ponte dei Bareteri, erano ancora visibili macchie di sangue.
Due le persone rimaste ferite in modo grave: si tratta di cittadini tunisini di 34 e 30 anni, già noti alle forze dell’ordine. Uno ha riportato profonde lesioni a un ginocchio, l’altro è stato colpito al braccio e in altre zone del corpo. Entrambi sono stati trasportati all’ospedale Civile di Venezia. L’ipotesi investigativa più accreditata parla di un agguato premeditato da parte di un gruppo albanese, probabilmente legato a questioni di controllo del territorio per lo spaccio di droga. Lo spray sarebbe stato utilizzato per accecare le vittime prima dell’attacco con armi bianche.
Sul posto sono intervenute le Volanti della Polizia di Stato e la Polizia Locale. È stato aperto un fascicolo in Procura e sono in corso indagini per identificare i partecipanti, anche grazie alle riprese delle telecamere di sorveglianza e alla testimonianza di un passante. Le vittime, al momento, non stanno collaborando con gli inquirenti.