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Omicidio Saman Abbas

Saman Abbas, rinviata ancora l’udienza in Pakistan per il padre Shabbar

Rinviata per la quarta volta l’udienza per l’espatrio di Shabbar Abbas, il padre della 18enne Saman uccisa dopo aver rifiutato un matrimonio combinato. L’uomo dovrà presentarsi davanti alla corte di Islamabad il prossimo 10 gennaio.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Saman Abbas e il padre Shabbar
Saman Abbas e il padre Shabbar
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È stata nuovamente rinviata l'udienza per l'estradizione di Shabbar Abbas, padre della 18enne Saman uccisa a Novellara dopo aver rifiutato un matrimonio combinato. L'uomo è stato arrestato ormai un mese fa in Pakistan dopo un anno e mezzo di latitanza. Oggi avrebbe dovuto presentarsi davanti alla corte di Islamabad, ma il suo difensore non era in aula e così tutto è nuovamente slittato a gennaio. La prossima udienza si terrà il 10 gennaio, quando mancherà esattamente un mese all'inizio del processo nel quale figura tra i cinque imputati. Risulta al momento difficile pensare che Shabbar, considerato mandante dell'omicidio della figlia 18enne, possa essere a Reggio Emilia per l'inizio del procedimento.

Saman Abbas
Saman Abbas

L'udienza per l'estradizione dell'uomo è stata rinviata ormai già quattro volte. L'uomo resta quindi nel carcere di Islamabad in attesa di comparire davanti ai giudici. Ancora ricercata, invece, la moglie: stando a quanto ricostruito, la donna sarebbe fuggita poco prima dell'irruzione delle forze dell'ordine nella loro abitazione in Pakistan.

Insieme al consorte Shabbas avevano lasciato l'Italia pochi giorni dopo il 30 aprile 2021, giorno in cui la ragazza sarebbe stata sequestrata e uccisa. Sono stati effettuati gli esami autoptici sul corpo della 18enne, trovato nei pressi di un casolare abbandonato situato poco lontano dall'abitazione della ragazza. In corso, invece, gli accertamenti sui vestiti che potrebbero fornire tracce degli esecutori materiali del delitto.

"Avremo delle risposte, ma serve tempo per tutte le verifiche" ha precisato a Fanpage.it la legale Barbara Iannuccelli dell'Associazione Penelope che si è costituita parte civile. Anche se ci sono pochi dubbi che il cadavere rinvenuto appartenga alla 18enne, manca la conferma ufficiale fornita dall'esame del Dna.

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