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Omicidio Saman Abbas

Saman Abbas, oggi la sentenza: il padre parla in aula. Avvocato dello zio: “Danish non ha confessato”

Si attende per oggi la sentenza del processo sulla morte di Saman Abbas, diciottenne uccisa nella notte tra il 30 aprile e il primo maggio 2021 a Novellara. Ultime repliche della difesa.
A cura di Susanna Picone
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È in corso oggi l'ultima udienza del processo sull'omicidio di Saman Abbas: la sentenza per i cinque familiari della giovane, uccisa nel 2021 e trovata sepolta in un rudere a Novellara, è attesa stasera.

Alla sbarra ci sono i genitori della diciottenne – la mamma Nazia Shaheen è sempre latitante -, lo zio Danish Hasnain e i due cugini Ikram Ijaz e Nomanhulaq Nomanhulaq. Prima della camera di consiglio dei giudici della Corte d’Assise ha parlato a lungo il padre Shabbar Abbas. La Procura ha richiesto l'applicazione di una pena di 26 anni, con il riconoscimento delle attenuanti generiche per lo zio e i due cugini della vittima, l'ergastolo per i genitori.

"Danish Hasnain non avrebbe mai confessato l’omicidio di Saman Abbas". È questo quanto sostiene l’avvocato Liborio Cataliotti, che difende appunto lo zio della giovane pachistana. Cataliotti, nelle repliche in corso nel processo a Reggio Emilia, ha detto che “questa confessione di cui si  è parlato non esiste. Quando Danish parla alla moglie di un ‘lavoro fatto bene’ non dice di averlo fatto lui ma, come sostiene il perito, la sua è un'affermazione impersonale. La traduzione giusta è: ‘È stato fatto bene il lavoro'. Quindi il valore probatorio di queste parole è pari a zero".

Quindi l’avvocato ha fatto riferimento a "ipotesi alternative" rispetto a quella della Procura che ha individuato in Danish l'uomo che avrebbe strozzato Saman.

“In questa aula credo non ci sia più una persona che creda ad Ali Heider. La sua parola vale zero”, ha detto ancora Cataliotti aprendo l'udienza. La sua replica è tutta fondata sul disconoscimento della versione del fratello di Saman: versione che secondo la difesa dello zio “manca totalmente di linearità logico-espositiva e non è priva di interesse. Non si sa da dove abbia visto la scena del sequestro, quale fosse la fonte luminosa o cosa abbia sentito né quando Abbas abbia chiamato suo fratello”.

“Il 30 aprile non c'era Danish come detto da lui e telecamere smentiscono la sua presenza. Non è vero nemmeno che Danish abbia acquistato i biglietti per i genitori. Il teste si contraddice, non è disinteressato anche perché indagabile. Eppure – ha incalzato – assistiamo alla beatificazione di San Ali Heider, manca solo che si fissi un giorno per il suo ricordo”.

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