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Covid 19

Cosa fare in caso di contatto con positivo: quanto durano quarantena e autosorveglianza

Il decreto legge approvato ieri dal Consiglio dei Ministri introduce un sistema di autosorveglianza per i vaccinati che siano entrati in contatto stretto con un positivo al Covid: dovranno indossar una mascherina FFP2 e sottoporsi a un tampone dopo 5 giorni.
A cura di Davide Falcioni
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"Spetta ai governi decidere quando consentire alle persone di uscire da una situazione di quarantena con un ulteriore test. In questo momento però dobbiamo stare attenti a cambiare tattiche e strategie solo sulla base dei dati preliminari sulla variante Omicron". A dirlo, ieri, il professor Michael Ryan, direttore esecutivo del Programma Emergenze Sanitarie dell'Oms raccomandando di continuare ad essere prudenti anche se i dati su Omicron sembrano suggerire che causi sintomi più lievi delle precedenti varianti. Il Governo italiano, tuttavia, ha deciso ieri di non seguire questo suggerimento e tarare l'isolamento esclusivamente sulla base dello stato di vaccinazione.

Il decreto approvato in Consiglio dei Ministri, infatti, prevede che – a partire dalla data di pubblicazione del Dl sulla Gazzetta Ufficiale – la quarantena precauzionale non si applica ai soggetti che abbiano completato il ciclo vaccinale primario da meno di 120 o abbiano ricevuto la dose booster e che siano entrati in contatto stretto con persone positive al Covid-19.

Le regole su tamponi, autosorveglianza e quarantena nel nuovo decreto

Per dieci giorni dopo l'ultima esposizione al positivo, tuttavia, "ai suddetti soggetti è fatto obbligo di indossare i dispositivi di protezione delle vie respiratorie di tipo FFP2 e di effettuare – solo qualora sintomatici – un test antigenico rapido o molecolare al quinto giorno successivo all’ultima esposizione al caso". Per le persone non vaccinate o vaccinate da oltre quattro mesi i giorni di quarantena, in caso di contatto con un contagiato, continuano invece ad essere dieci.

Chi sono i "contatti stretti" positivi al Covid

Ma cosa fare in caso di "contatto stretto" con un positivo al Covid-19? E soprattutto, cosa si intende con "contatto stretto"? Come spiegano le Faq del Governo si definisce in questo modo:

  • una persona che vive nella stessa casa di un caso COVID-19;
  • una persona che ha avuto un contatto fisico diretto con un caso COVID-19 (per esempio la stretta di mano);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto non protetto con le secrezioni di un caso COVID19 (ad esempio toccare a mani nude fazzoletti di carta usati);
  • una persona che ha avuto un contatto diretto (faccia a faccia) con un caso COVID-19, a distanza minore di 2 metri e di almeno 15 minuti;
  • una persona che si è trovata in un ambiente chiuso (ad esempio aula, sala riunioni, sala d'attesa dell'ospedale) con un caso COVID-19 in assenza di DPI idonei;
  • un operatore sanitario o altra persona che fornisce assistenza diretta ad un caso COVID-19 oppure personale di laboratorio addetto alla manipolazione di campioni di un caso COVID-19 senza l’impiego dei DPI raccomandati o mediante l’utilizzo di DPI non idonei;
  • una persona che ha viaggiato seduta in treno, aereo o qualsiasi altro mezzo di trasporto entro due posti in qualsiasi direzione rispetto a un caso COVID-19;
  • sono contatti stretti anche i compagni di viaggio e il personale addetto alla sezione dell’aereo/treno dove il caso indice era seduto.

Cosa devo fare se ho avuto un contatto stretto con un positivo

Ma cosa deve fare chi ha avuto un contatto stretto con un soggetto positivo? Costui deve avvisare quanto prima il proprio medico curante avendo cura però, in caso di sintomi come febbre, tosse o difficoltà respiratorie, di restare in casa, non recarsi al pronto soccorso o presso gli ambulatori, bensì telefonare al medico di famiglia, al pediatra o alla guardia medica, oppure chiamare il numero verde regionale. Utilizzare i numeri di emergenza 112/118 solo in caso di effettiva necessità.

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