Quando sarà pronto un vaccino contro la variante Omicron
Due dosi di vaccino non sarebbero sufficienti a proteggere dalla variante Omicron del Coronavirus: è quanto emerso nei giorni scorsi da uno studio israeliano, condotto dallo Sheba Medical Center di Tel Aviv, secondo sui comunque la dose booster sarebbe in grado di offrire una protezione "significativa" contro la malattia grave, anche se "4 volte inferiore" rispetto a quella offerta in presenza della variante Delta. In attesa che emergano dati più solidi i governi di tutto il mondo sono in allarme: la contagiosità del ceppo "sudafricano" è infatti ben superiore rispetto a quello indiano (Delta) e la capacità di Omicron di eludere in parte la protezione conferita dai vaccini richiede uno sforzo supplementare da parte delle società farmaceutiche, chiamate a una corsa contro il tempo per "aggiornare" i farmaci approvati fino a questo momento.
Come racconta l'agenzia Bloomberg il lavoro di "upgrade" è iniziato all'indomani del Giorno del Ringraziamento del 25 novembre nello stabilimento di Andover di Pfizer, nel Massachusetts, proprio pochi giorni dopo che l’Organizzazione Mondiale della Sanità aveva annunciato la scoperta di Omicron, variante che probabilmente circolava già da tempo negli Stati Uniti. L’obiettivo dei produttori è quello di arrivare a produrre un richiamo adattato a neutralizzare il virus nella sua variante altamente mutata in meno di 100 giorni. Secondo i CDC, infatti, delle 43 infezioni statunitensi di Omicron analizzate la maggior parte riguardavano persone che hanno ultimato il ciclo vaccinale, anche se quasi tutti i casi erano relativamente lievi. Gli scienziati sono allarmati dalle circa 30 mutazioni nella proteina spike che facilitano l’ingresso del coronavirus nelle cellule. I cambiamenti nel suo aspetto rendono più difficile per gli anticorpi trovare e distruggere la variante. Questo ha spinto Pfizer, il suo partner BioNTech e il concorrente Moderna a iniziare subito a studiare un richiamo capace di intercettare queste mutazioni.