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Quali sono le regioni italiane che hanno finito le riserve d’acqua a causa della siccità

Alcune regioni italiane hanno finito le riserve d’acqua a causa della siccità, in particolare al nord dove i governatori hanno invitato la cittadinanza a fare un uso super parsimonioso di ogni goccia di acqua usata.
A cura di Antonio Palma
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L’allarme siccità resta altissimo in Italia, soprattutto nelle regioni del nord, nonostante le previsioni di pioggia nei prossimi giorni. Mesi di assenza totale di rovesci, anche in inverno, e caldo torrido e fuori stagione fin dalla primavera, infatti, hanno ridotto ai minimi termini corsi d’acqua e riserve degli invasi.

Le regioni italiane che hanno finito le riserve d'acqua a causa della siccità sono Piemonte e Veneto dove i rispettivi governatori non hanno nascosto le preoccupazioni invitando la cittadinanza a fare un uso super parsimonioso di ogni goccia di acqua usata. Situazioni cistiche però si registrano in molte zone del settentrione, come in Emilia Romagna e Lombardia dove il fiume Po è al minimo storico e la risalita del cuneo salino è arrivato a 21 chilometri, e problemi vengono segnalati anche in Liguria e Toscana.

In Piemonte le riserve di acqua sono finite

"Dobbiamo salvare ogni litro di acqua potabile a disposizione, perché le riserve sono finite” ha dichiarato ad esempio l'assessore all'Ambiente del Piemonte, Matteo Marnati che nelle prossime ore vedrà il governo per fare il punto della situazione sull’emergenza siccità.

"Il Vco è la provincia che in questo momento ha più criticità e più bisogno di autobotti. Anche l'Alessandrino è in forte difficoltà. Finora in Piemonte sono stati fatti circa duemila interventi con le autobotti ma ora ci sono tanti turisti, e in alcune aree la situazione sta precipitando. Fino a fine luglio abbiamo chiesto al Governo7,6 milioni di euro di danni. Ora rifaremo il punto, ma sicuramente ci vorrà qualche milione specifico per le autobotti, perché spostare l'acqua costa" ha spiegato Marnati

L’emergenza però ha accelerato i progetti contro la dispersione delle acque. “Abbiamo il dovere di abbattere la dispersione, sul 33% in media, che è ancora troppo alta. Più si sale in montagna più le percentuali di dispersione salgono a superare anche il 60%, più scendiamo in pianura e più arriviamo anche sotto il 20%. L'importante è sostituire le tubature dove gli acquedotti hanno oltre 50 anni" ha sottolineato l’assessore.

Ciccità in Veneto, Zaia: "Siamo in bollino ultrarosso"

Stesse preoccupazioni anche da parte del governatore del Veneto Luca Zaia. "Purtroppo sono più di 5 mesi che non piove in maniera importante. Manca una ricarica per le attività, per gli acquedotti. Le previsioni per i prossimi giorni dicono stabilità, per questo faccio appello a un uso responsabile della risorsa idrica. Per ora non ci sono sintomi per l'inversione della tendenza" ha affermato, aggiungendo: “Non dico di aspettare due pipì prima di tirare l'acqua ma evitiamo di lustrare l'auto il sabato sera per uscire con la fidanzata, irrigare i giardini, non sprechiamo la risorsa".

"Siamo in disgelo anticipato di tre mesi, lo stato in cui versiamo oggi dovrebbe verificarsi a fine estate, arriveremo con una riserva idrica glaciale in difficoltà, siamo in bollino ultrarosso" ha sottolineato il Presidente della Regione Veneto ricordando che “ci sono zone con dispersione di acqua del 70-80% che richiedono interventi”

Anche in Emilia Romagna e Lombardia situazione grave per la portata del Po ormai ridotta ai minimi termini. L’Autorità distrettuale del fiume Po ridurre i prelievi irrigui del 20% avvertendo che “le principali stazioni di misura registrano portate al di sotto dei minimi storici".

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