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Opinioni
Guerra in Ucraina

Putin invade l’Ucraina contro gay e lesbiche, ma da noi in tanti la pensano esattamente come lui

Il discorso del patriarca Krill in difesa dell’invasione russa dell’Ucraina in nome dei valori cristiani fa risuonare idee che da noi sono molto popolari. E che forse dovremmo combattere pure a casa nostra, se vogliamo sconfiggere Putin.
A cura di Maria Cafagna
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Nel corso di un sermone pronunciato in occasione della Domenica del Perdono, ultimo giorno prima dell'avvio della Quaresima nel calendario ortodosso, Kirill, patriarca di Mosca e di tutte le Russie, ha difeso con convinzione la scelta di Vladimir Putin di invadere l’Ucraina incentrando la sua omelia sulla difesa dei valori cristiani e in particolare contro le parate gay. "Se l'umanità riconosce che il peccato non è una violazione della legge di Dio – riportano le agenzie di stampa -, se l'umanità concorda sul fatto che il peccato è una delle opzioni per il comportamento umano, allora la civiltà umana finirà lì”. Per Kirill chi non dimostra il proprio sostegno al Gay Pride in Occidente viene represso con la forza: "Ciò significa che si tratta di imporre con la forza un peccato condannato dalla legge di Dio, e quindi, di imporre con la forza alle persone la negazione di Dio e della sua verità”. Per il patriarca “ciò che sta accadendo oggi nell'ambito delle relazioni internazionali, quindi, non ha solo un significato politico. Stiamo parlando di qualcosa di diverso e molto più importante della politica. Si tratta della salvezza umana, di dove andrà a finire l'umanità”.

La guerra di Putin quindi sarebbe anche una guerra per la difesa dei valori tradizionali e contro le persone gay, lesbiche, trans e non binarie.

Come riportano diverse organizzazioni non governative tra cui Amnesty International, la Russia non è un paese sicuro per la comunità LGBTQI+: nel 2013 è stata approvata quasi all’unanimità una legge che vieta la “propaganda gay” con lo scopo di proteggere i bambini e le bambine dalla così detta ideologia gender, con multe che arrivano fino a 150 euro per i trasgressori. All’indomani dell’entrata in vigore della legge contro la propaganda gender, in Russia è iniziata un’escalation di violenza nei confronti delle persone gay, lesbiche e trans con bande di uomini violenti che attaccano, insultano e picchiano impunemente forti della connivenza delle forze armate e del governo. La Russia ha poi bloccato le adozioni internazionali verso gli Stati Uniti e in tutti i paesi che riconoscono i matrimoni gay: "Questa misura mira a garantire ai bambini un accudimento armonioso e completo in caso di adozione e intende proteggere la loro psiche dai possibili effetti negativi – ha dischiarato lo stesso Vladimir Putin – l’imposizione di comportamenti sessuali non tradizionali, così come l’emergere di problematiche psicologiche, di sofferenza emotiva e stress, secondo studi di psicologi, spesso hanno i bambini cresciuti da genitori dello stesso sesso”.

Se ciò che avete appena letto vi suona familiare è perché la destra italiana – anche nelle sue espressioni più moderate – ha adottato posizioni simili contro l’avanzamento dei diritti civili in Italia, adeguando la nostra legislazione non solo ai tempi che corrono ma anche a quella dei nostri partner europei e degli Stati Uniti: ancora oggi l’Italia non riconosce alcuni diritti fondamentali per le persone LGBTQI+, non ha nemmeno avviato un dibattito sul matrimonio egualitario, non si è ancora dotata degli strumenti per riconoscere i figli e le figlie nati da coppie dello stesso sesso e non ha  una legge contro l’omotransfobia. E mentre in questi giorni si stanno rilanciando vecchie dichiarazioni di esponenti del mondo politico a sostegno di Putin, in pochi stanno evidenziando le sue politiche repressive nei confronti delle persone e delle coppie gay.

In Italia le politiche omotransfobiche di Putin hanno avuto i suoi estimatori e le sue estimatrici, soprattutto a destra. Nella sua autobiografia Giorgia Meloni ha scritto che Putin difende "i valori europei e l’identità cristiana”, una posizione simile a quella del Patriarca Kirill: Meloni è la portavoce delle posizioni più oscurantiste e retrograde sui diritti civili, partecipato ai vari Family Day e al Congresso della Famiglia di Verona insieme a Matteo Salvini – allora Ministro dell’Interno del primo governo Conte – e ad altri esponenti della Lega. In questi giorni Salvini, altro storico fermo oppositore dei diritti civili, è finito nell’occhio del ciclone per una serie di dichiarazioni esageratamente elogiative costringendo i rispettivi partiti a correre ai ripari: Lorenzo Fontanta, Ministro della Famiglia del primo Governo Conte e vice-segretario della Lega, ha dichiarato che il suo partito ha sempre avuto “rapporti normali” con Mosca, dimenticando forse le numerosissime uscite di Salvini tra cui quella in cui diceva che avrebbe volentieri scambiato Mattarella con Putin; mentre il capogruppo alla Camera di Fratelli d’Italia Francesco Lollobrigida chiama in causa gli esponenti filo-russi del Movimento 5 Stelle cercando di smarcarsi dalle prese di posizioni precedenti del suo partito. Lollobrigida non ha tutti i torti: nel 2016 Manlio Di Stefano, attuale sottosegretario agli Esteri del M5S, presenziava al congresso del partito di Putin a Mosca e si scagliava contro le sanzioni volute dall’allora governo italiano contro la Russia.

Non è un mistero che chi in passato lo ha elogiato, cercato, corteggiato, oggi cerca di smarcarsi da Putin, ma nel frattempo le posizioni di Mosca contro la comunità LGBTQI+ sono penetrate nell’opinione pubblica italiana e non andranno via molto facilmente.

Un testo diventato ormai celebre del pastore e teologo luterano Martin Niemöller dice: ”Prima di tutto vennero a prendere gli zingari, e fui contento, perché rubacchiavano. Poi vennero a prendere gli ebrei, e stetti zitto, perché mi stavano antipatici. Poi vennero a prendere gli omosessuali, e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi. Poi vennero a prendere i comunisti, e io non dissi niente, perché non ero comunista. Un giorno vennero a prendere me, e non c’era rimasto nessuno a protestare”. Donne, gay, trans, lesbiche, femministe sono i gruppi verso cui si incanala con più ferocia l’odio dei despoti: chi fa finta di non vedere o chi sceglie di avvalorare quelle idee forse non lo sa o non se ne rende conto, ma è complice. Ora più che mai, in risposta a tanto odio e a tanta ignoranza, servirebbe rendere più inclusiva la nostra società a cominciare dalle nostre scuole, dove sarebbe anche ora di introdurre nei programmi gli studi di genere e dei diritti civili. Occorre farlo dimostrare con forza di essere veramente da un’altra parte rispetto a Putin e alle sue politiche repressive, perché la difesa dei nostri valori  oggi passa anche da questo.

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Maria Cafagna è nata in Argentina ed è cresciuta in Puglia. È stata redattrice per il Grande Fratello, FuoriRoma di Concita De Gregorio, Che ci faccio qui di Domenico Iannacone ed è stata analista di TvTalk su Rai Tre. Collabora con diverse testate, ha una newsletter in cui si occupa di tematiche di genere, lavora come consulente politica e autrice televisiva. -- Maria Cafagna   Skype maria_cafagna
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