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Covid 19

Protezione Civile cerca strutture per coronavirus: azienda propone immobile a 3 volte il suo prezzo

L’ex Reiss Romoli dell’Aquila è stata acquistata meno di un anno fa da una società immobiliare per 4 milioni di euro, oggi la stessa ne propone l’acquisto alla politica per 14 milioni di euro per far fronte all’emergenza nuovo coronavirus, con l’appoggio entusiasta di diversi esponenti abruzzesi del Partito Democratico.
A cura di Redazione
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Di Mattia Fonzi

Vendere uno stabile, da adibire a centro di quarantena per i pazienti affetti da Covid-19, al prezzo più che triplo rispetto alla cifra con la quale lo si è acquistato meno di un anno fa. È quanto sta cercando di fare una società dell'Aquila rispetto a un complesso di 24 ettari nella prima periferia ovest del capoluogo dell'Abruzzo con l'appoggio di una parte della politica locale. Si tratta della struttura acquistata un anno fa per 4 milioni e che ora vogliono rivendere alla Protezione Civile a 14 milioni  di euro. L'edificio ha ospitato dalla metà degli anni Settanta e fino al 2009 la “Scuola superiore G. Reiss Romoli”, un centro di alta formazione aziendale per manager nell'ambito delle telecomunicazioni. Il complesso comprende due gruppi di edifici, con circa 200 stanze singole con bagno, una dependance e un edificio di cinque piani con sale, uffici e biblioteca.

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Nelle primissime ore dopo il terremoto che sconvolse l'Abruzzo nel 2009 fu lì che si tenne la prima riunione sulla gestione dell'emergenza, prima che ancora che il quartier generale della Protezione Civile fosse trasferito nei locali della Scuola della Guardia di Finanza a Coppito, dove si sarebbe poi tenuto anche il G8.

Negli anni a seguire l'ex Reiss Romoli venne progressivamente sotto utilizzata fino a quando, nel giugno scorso, la Badel arl (che fa capo alle imprese edili aquilane Ettore Barattelli & figli e Aldo Del Beato & C.) la acquistò per 4 milioni di euro dalla Yard Re, società di intermediazione immobiliare del gruppo Yard, che operava su mandato di Unicredit Leasing.

Nei primi giorni di marzo, a quanto afferma uno dei proprietari Ettore Barattelli, la Protezione Civile effettua un sopralluogo della struttura. Il 13 marzo, invece, la Badel scrive al Dipartimento regionale della Protezione Civile una manifestazione d'interesse per la vendita del complesso, fissando il prezzo a 14 milioni di euro. “Il complesso immobiliare”, afferma la società, “ricomprende due gruppi di edifici […] riattivabili in tempi molto rapidi ed utilizzabili eventualmente anche per le necessità dell'emergenza corona virus”.

Ma come si è passati da 4 a 14 milioni in nove mesi? Lo indica la stessa Badel. Una relazione dell'Agenzia del Territorio, risalente al dicembre 2009, stima il valore della struttura in 26 milioni di euro. Questa è la cifra “base della trattativa” per l'impresa, che si basa su una relazione è stata scritta 11 anni fa.

A quei 26 milioni vengono poi sottratti circa 400/500 euro al metro quadro che si dovrebbero spendere, “in pochissimo tempo, 30/90 giorni”, per il ripristino e il funzionamento idoneo di 200 stanze singole, suddivise in dieci blocchi indipendenti, “per far fronte a qualsiasi emergenza, incluso un presidio di front office / reception”. E poi vengono sottratti altri 700/900 euro al metro quadro per eventuali lavori di ripristino, con tempi più lunghi, dell'edificio direzionale.

In altre parole, la società vuole vendere allo Stato locali da adibire ad area di quarantena per persone contagiate da coronavirus, partendo da un valore stimato nel 2009 e togliendo da quel costo le somme necessarie a ripristinare il pieno utilizzo di 200 stanze singole.

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Così si passa da 26 a 14 milioni, senza far ovviamente cenno all'ultima compravendita della struttura avvenuta un anno fa per 4 milioni di euro. Un affare lecito, è bene sottolinearlo, ma con un notevole esborso di soldi pubblici.

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Se la compravendita, dovesse andare in porto, potrebbe avere anche un respiro extra-regionale, considerando che la struttura si trova a pochi passi dall'uscita dell'autostrada A24 che porta a Roma. Lo conferma lo stesso Barattelli: “La Reiss Romoli non è una struttura di respiro cittadino, ma regionale e persino nazionale. Ha caratteristiche uniche che possono essere sfruttate per funzioni di respiro più che locale. Per questo è disponibile per l'emergenza ma ci vorrebbe una strategia a medio termine per un impiego oltre l'emergenza”.

Finora, tuttavia, la Protezione Civile non ha manifestato pubblicamente interesse all'acquisto, a differenza della politica.

L'utilizzo dell'ex Reiss Romoli come struttura per i contagiati da Covid-19 vede, infatti, il favore della deputata Stefania Pezzopane e del consigliere regionale abruzzese Pierpaolo Pietrucci, entrambi del Partito Democratico, che in una nota inviata alle redazioni nei giorni scorsi hanno caldeggiato l'apertura in città di una struttura per il Covid-19, auspicando che “i sopralluoghi fatti sul complesso Reiss Romoli abbiano un immediato seguito” e che l'idea di riconvertire la struttura in ospedale specifico per il Covid-19 o come area di quarantena “diventi velocemente una realtà”.

Il sindaco de L'Aquila Pierluigi Biondi ha invece espresso il suo scetticismo suggerendo, nel corso di una videoconferenza stampa, di concentrare gli sforzi sul recupero di un'area dell'ospedale San Salvatore ancora inagibile a causa del terremoto del 2009, anziché utilizzare altre strutture: “La Reiss Romoli è struttura strategica per la città – ha detto Biondi in diretta Facebook – in futuro potrà avere un ruolo centrale, per esempio nel campo della prevenzione e in risposta emergenziale a catastrofi naturali come i terremoti. Ma parliamo di una proprietà privata, e la pubblica amministrazione si deve muovere con le logiche di mercato e trasparenza che la caratterizzano”.

Se insomma non sembra trovare tutti concordi la trasformazione dell'ex Reiss Romoli in un "Covid Hospital", potrebbe rimanere in piedi l'ipotesi sull'area dedicata alla quarantena di pazienti affetti da coronavirus, considerando pure che in città si fatica a trovare strutture destinate all'isolamento domiciliare delle persone dimesse dall'ospedale ma impossibilitate a tornare nella propria abitazione.

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