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Prete allievo della deportata scrive sulla porta della chiesa: “Qui abita un ebreo, Gesù”

Don Ruggero Marini, ex allievo di Lidia Rolfi, deportata a Ravensbruck, ha affisso sulla porta della chiesa di San Giacomo a La Loggia, in provincia di Torino, un cartello con la scritta: “Qui abita un ebreo: Gesù”. Una risposta agli atti di antisemitismo sempre più frequenti in Italia.
A cura di Davide Falcioni
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“Qui abita un ebreo: Gesù”. E' il cartello affisso da don Ruggero Marini, parroco di La Loggia (Torino), all'ingresso della Chiesa di San Giacomo: il sacerdote l'ha fatto dopo che a Mondovì, nel Cuneese, cinque giorni fa sulla porta della casa del figlio di Lidia Rolfi, ex deportata a Ravensbruck, era comparsa la scritta “Juden Hier” (qui ebrei), a pochi giorni dalla Giornata della Memoria. Il sacerdote, che in gioventù è stato allievo di Rolfi, ha deciso in questo modo di dare un forte segnale agli antisemiti, soprattutto a quelli che si professano anche ferventi cattolici. Il cartello è stato appeso ieri, ma stamattina non c'era già più: “Ci sono sempre persone così. Lo hanno tolto poche ore dopo. Allora ho deciso di riattaccarlo”. A legare il parroco al caso di Lidia Rolfi c’è anche una storia personale: “L'ho avuta come insegnante a scuola. Mi ha insegnato l'importanza della Memoria – dichiara ancora don Marini – Davanti a questi gesti di profanazione ho deciso di ribellarmi. È solo un piccolo gesto per dire che io sono prete in nome di quel Dio che è un ebreo e la chiesa è una casa aperta, una casa comune".

Il caso di Lidia Rolfi

Venerdì scorso, il 24 gennaio, ignoti hanno appeso un cartello sull'uscio della casa in cui Lidia Rolfi, deportata in Germania nel 1944, ha vissuto fino alla morte, a Mondovì. "Juden hier", "qui ci sono ebrei", è stato scritto ignorando che in realtà la donna era stata catturata e deportata a Ravensbruck non perché ebrea, bensì perché era una staffetta partigiana. Gigi Garelli, direttore dell'Istituto Storico della Resistenza della provincia di Cuneo, aveva così commentato a Fanpage.it il caso di antisemitismo: "L'episodio della scorsa notte a casa di Lidia Rolfi segnala che sta tornando nel nostro paese un clima di odio e intolleranza. E' un fatto grave, che denota anche molta ignoranza da parte degli autori perché Lidia non era ebrea, bensì una deportata politica che venne catturata durante un rastrellamento in Valle Varaita, arrestata, torturata e infine condotta a Ravensbruck, in Germania". Per lo storico l'episodio è stato figlio di un clima di paura instillato in Italia negli ultimi anni: "Non amo le semplificazioni, ma ci sono responsabilità da parte di alcune forze politiche che, con la loro propaganda, prendono mi mira le persone".

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