Post contro migranti, il medico di Spoleto si difende: “Non l’ho scritto io, ero a una festa”

In un commento apparso in un gruppo Facebook i migranti sono stati definiti “negracci con le Nike, le tute firmate e le trippe piene” e chi ha scritto quelle parole ha aggiunto che “andrebbero annegati al largo”. Autrice del commento è, come si vede in uno screenshot diffuso in rete, una dottoressa in servizio al pronto soccorso dell'ospedale di Spoleto (Perugia) nei confronti della quale la Usl ha avviato un procedimento disciplinare. La dottoressa ha parlato dei migranti in un gruppo su Facebook del quale fanno parte circa 380000 camici bianchi, mettendo tra l’altro in relazione la scabbia che spesso affligge i migranti con le violenze di cui sono responsabili. Parole che hanno subito spinto molti suoi colleghi a dissociarsi.
Il medico di Spoleto si difende – Ma adesso quella dottoressa, travolta dalle polemiche e il cui profilo Facebook è scomparso, afferma di non essere stata lei a scrivere quel post contro i migranti. “Di sicuro quel post non l'ho scritto io”, ha fatto sapere la dottoressa ipotizzando uno scherzo nei suoi confronti o una violazione del profilo. Il medico, che ha parlato tramite il suo avvocato Simone Budelli, ha anche denunciato di aver ricevuto minacce, anche fisiche. “Attueremo ogni iniziativa per tutelarne l'immagine professionale ma anche l'incolumità”, ha detto all’Ansa il suo legale, che ha aggiunto che la dottoressa gli ha spiegato che quando è stato pubblicato il post contro i migranti lei era a una festa e in quell'occasione avrebbe lasciato incustodito l'i-pad. Nel momento in cui si sarebbe accorta delle frasi offensive avrebbe deciso di cancellarle. “Quanto compare in quel post – ha sottolineato l'avvocato Budelli – è opposto a quello che lei pensa. Sono cose che non ha mai messo in pratica nei diversi anni nei quali frequenta le corsie del pronto soccorso dove ha sempre fornito assistenza indistintamente a tutti”. L’avvocato ha spiegato che il medico sarebbe dispiaciuta per l’accaduto, ma anche provata per le minacce ricevute e preoccupata per le conseguenze che questo può avere sul suo lavoro.