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Piombino, il sindaco di FDI “licenzia” il sindaco del Pd, dipendente comunale in prova

Giacomo Termine, sindaco di di Monterotondo Marittimo, in provincia di Grosseto, è stato licenziato dal Comune di Piombino (Livorno) di cui era dipendente come istruttore direttivo amministrativo dal 31 dicembre 2018. A “cacciare” Termine è stato il primo cittadino di Piombino Francesco Ferrari (FDI).
A cura di Davide Falcioni
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Giacomo Termine, sindaco di di Monterotondo Marittimo, in provincia di Grosseto, è stato licenziato dal Comune di Piombino (Livorno) di cui era dipendente come istruttore direttivo amministrativo dal 31 dicembre 2018. La decisione è legata, spiegano Tirreno e Nazione, ai permessi presi da Termine per poter svolgere il suo ruolo istituzionale: non è andato in aspettativa perché l'indennità di carica prevista a Monterotondo, comune di un migliaio di abitanti, è di appena 450 euro.

Sulla vicenda, che sta suscitando non poche polemiche, è già intervenuta la Cgil spiegando che i permessi sono previsti dalla legge. Il sindacato sospetta un licenziamento ‘politico': Termine, sindaco dal 2014, è del Partito Democratico mentre l'amministrazione comunale di Piombino da maggio è guidata dal centrodestra. "Alla luce dell'impossibilità di valutare il suo rendimento causa assenze, abbiamo deciso di non confermare la sua posizione", ha replicato il sindaco di Piombino Francesco Ferrari (FDI) che chiarisce: nessuna "scelta politica, Termine gode degli stessi diritti di un qualsiasi altro lavoratore ma, allo stesso tempo, deve ottemperare anche ai doveri che la sua posizione implica. Non è giusto che qualcuno percepisca uno stipendio senza svolgere il lavoro che è chiamato a fare, soprattutto in un ente che si regge su denaro pubblico e che deve garantire servizi ai cittadini".

Di licenziamento "sorprendente e incomprensibile da un punto di vista giuridico" parla il presidente del Consiglio regionale della Toscana Eugenio Giani: "La condizione dei sindaci dei piccoli comuni – afferma – è talmente all'evidenza in tutta Italia, al di là delle posizioni politiche, come problema da affrontare che proprio recentemente il Parlamento se ne è occupato". Giani parla di "chiaro tentativo strumentale di portare in pasto al populismo la posizione di Termine" a cui esprime solidarietà augurandosi che il "rispetto della legge porti chi ha compiuto questo gesto a doverlo ripensare e revocare". "Decisione arbitraria e illegittima, porterò un atto di condanna in Consiglio regionale", afferma il capogruppo del Pd in Consiglio regionale Leonardo Marras secondo il quale "negare con arbitrio diritti politici ignorando la legge o prendendola a calci in Italia ha un solo nome: fascismo". Marras confida in un "necessario ripensamento" di Ferrari: "Ci ha mostrato anche in occasione della negazione della cittadinanza onoraria a Liliana Segre – conclude – che è capace di ritornare rapidamente sui suoi passi".

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