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Pestaggi nel carcere di Sollicciano, agenti condannati per lesioni aggravate. Non ci fu tortura

La decisione è del giudice per l’udienza preliminare, Silvia Romeo, che ha condannato, in abbreviato, un’ispettrice della penitenziaria e altri otto agenti a pene fino a 3 anni e 6 mesi.
A cura di Biagio Chiariello
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Non ci fu tortura nel carcere di Sollicciano. Lo ha deciso il gup di Firenze Silvia Romeo che ha derubricato il reato contestato dalla procura in lesioni aggravate e ha condannato, in abbreviato, un'ispettrice della penitenziaria e altri otto agenti a pene fino a 3 anni e 6 mesi. Caduti alcuni episodi di falso e calunnia.

Assolto un agente, che aveva chiesto l'abbreviato, e prosciolti due medici in servizio nel carcere, accusati di aver raccontato un'altra versione su due detenuti aggrediti.

La procura aveva chiesto otto anni per l’ispettrice, ritenendola l’istigatrice dei pestaggi, e pene tra 1 e 7 anni per gli altri imputati. Secondo l’accusa l’ufficio dell’ispettrice penitenziaria sarebbe stato usato come luogo di violenze per punire detenuti con pestaggi e umiliazioni.

L'episodio più recente risaliva al 27 aprile 2020, quando un detenuto marocchino colpevole di aver risposto male a un agente, secondo la ricostruzione della procura, sarebbe stato picchiato da almeno sette persone. Pugni e calci fino a impedirgli di respirare, poi in due gli sarebbero saliti sulla schiena e lo avrebbero ammanettato. Sempre secondo l'accusa, per coprire il pestaggio l'ispettrice avrebbe redatto una relazione falsa, accusando l'uomo di una tentata aggressione sessuale.

Per quanto riguarda i due medici, le accuse erano falso ideologico in atto pubblico, omessa denuncia e favoreggiamento. Per la procura, avrebbero "attestato falsamente" di aver visitato due detenuti, un italiano e un marocchino, entrambi vittima delle violenze dei dieci agenti tra il 2018 e il 2020. In realtà i due dottori si sarebbero "limitati a guardarli", dichiarando le loro lesioni – tra cui la frattura di una costola e la rottura del timpano sinistro – guaribili in pochi giorni (2 in un caso, 5 nell'altro) quando la prognosi reale sarebbe stata superiore ai 20.

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