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Perugia, negata casa in affitto a uno studente perché palestinese: “Mangiate cose diverse”

Un giovane palestinese si è visto negare l’affitto di una stanza all’interno di un appartamento di Perugia perché palestinese. A ricevere il rifiuto, l’amico che lo stava aiutando con la ricerca.
A cura di Gabriella Mazzeo
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Glorio, il 23enne palestinese che ha denunciato
Glorio, il 23enne palestinese che ha denunciato

Due mesi di ricerche per trovare casa a Perugia, poi quella che sembrava essere la svolta. Glorio, ragazzo di 23 anni iscritto alla facoltà di Relazioni Internazionali, era quasi riuscito a concludere la trattativa per una stanza singola in un appartamento già abitato da altri inquilini. Al proprietario di casa ha specificato di fare le veci di un suo amico palestinese, in difficoltà per via della barriera linguistica non ancora superata. A quel punto, l'uomo ha fatto marcia indietro. "Non affitto casa agli stranieri" ha detto nella speranza di concludere la conversazione il prima possibile. Incalzato dal giovane, ha accampato una serie di motivazioni poco chiare. "Mi ha detto che non avrebbe firmato il contratto perché aveva già avuto brutte esperienze con gli stranieri – racconta Glorio a Fanpage.it -. Una scusa che non ha senso, perché puoi avere brutte esperienze anche con gli italiani. Se ragionassimo tutti così, nessuno riuscirebbe a trovare una casa in affitto. A quel punto mi ha detto che gli stessi inquilini dell'appartamento erano contrari perché "abituati ad altre tradizioni e altro cibo". Come se poi noi palestinesi mangiassimo sabbia".

I primi a raccontare la vicenda sono stati i ragazzi del Sindacato studentesco Sinistra Universitaria – Udu Perugia. Hanno raccolto il racconto di Glorio e hanno poi diffuso la denuncia tramite i canali social. La vicenda ha assunto presto una grande rilevanza mediatica su tutto il territorio regionale. "Glorio chiamava per conto di un connazionale, un amico venuto in Italia con lui nel 2017 – spiega Aleph Bononi, coordinatore del sindacato studentesco -. Il ragazzo poi è andato via per studiare all'estero e subito dopo la fine del suo soggiorno fuori dall'Italia è tornato dai familiari per un po'. Glorio lo sta aiutando a stabilire contatti con i proprietari di case in affitto. Parla bene l'italiano e il suo contributo lo aiuta a superare la barriera linguistica. Il problema però è che tutti si tirano indietro quando capiscono di avere a che fare con una persona non italiana. Questo non è un caso isolato: negli ultimi giorni sono state tante le persone che ci hanno raccontato episodi simili. Molti non denunciano perché non sanno neppure a chi rivolgersi".

Glorio ha continuato a cercare casa per l'amico, ma per ora non è riuscito a trovare una soluzione. "Dopo due mesi è ancora un nulla di fatto. Tutto questo è frustrante, perché so come ci si sente. Anche io mi sono ritrovato in questa situazione quando sono arrivato in Italia. Ci sono state notti in cui non ho dormito per l'angoscia e mi sono ripromesso che avrei denunciato se fosse accaduto ancora. Questa volta non potevo restare in silenzio" ha spiegato il 23enne prossimo alla laurea. "Questo ragazzo è un mio amico d'infanzia. Abbiamo fatto tutto insieme, siamo partiti per l'Italia insieme. Lui ha deciso di studiare Lingue e Letterature straniere e io ho voluto specializzarmi nell'ambito delle Relazioni Internazionali. Non voglio lasciarlo solo. Il fatto che non riesca a trovare un'abitazione è un ostacolo per il suo ritorno in Italia: dovrebbe sostenere degli esami universitari e soprattutto rinnovare il permesso di soggiorno. Questa reticenza rischia di vanificare i suoi sacrifici di anni".

Sinistra Universitaria – Udu Perugia ha chiesto alle istituzioni locali e regionali un tavolo di confronto per intervenire su episodi discriminanti. "Perugia rischia di perdere la sua caratura di città aperta, universitaria e internazionale proprio a causa di fatti simili. Trovare casa non deve essere un problema dovuto a orientamento sessuale, religione o etnia. Le istituzioni devono intervenire".

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