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Perché i Savoia erano in esilio e perché sono tornati in Italia

I Savoia dal 1946 al 2002 vissero in esilio lontano dall’Italia: Vittorio Emanuele riuscì a tornare in patria solo nei primi anni Duemila e chiese allo Stato un risarcimento di 260 milioni di euro.
A cura di Giorgia Venturini
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Visse anni in esilio e lontano dall'Italia Vittorio Emanuele di Savoia, morto la mattina del 3 febbraio 2024 all'età di 86 anni. Solo nel 2002 ritornò in patria con la sua famiglia, dopo aver giurato fedeltà alla Repubblica. Ma perché questo allontanamento forzato? E come sono riusciti i Savoia a tornare in patria?

Perché i Savoia sono stati costretti a esiliare dall'Italia

Era il 1946 quando Umberto II di Savoia, l'ultimo re d'Italia e padre di Vittorio Emanuele, andò in esilio volontario in Portogallo. Era l'anno del referendum costituzionale nel dopoguerra, quando gli italiani decisero per la Repubblica e non per la monarchia.

Come meta per l'esilio Umberto II scelse il Portogallo che allora era ancora sotto dittatura: preferì un Paese più lontano perché quelli confinanti non lo avrebbero accolto. Altro Paese che aveva subito scartato era la Spagna perché al comando c'era Francisco Franco: il dittatore era salito al potere anche potendo contare sull'Italia fascista e quindi non era il caso.

In Portogallo Umberto II e la sua famiglia vissero a Colares, località vicino Sintra, ospite a Villa "Bela Vista", per poi trasferirsi a Cascais in una residenza accanto alla futura "Villa Italia" nel 1961.

Qui era stato in esilio anche il trisnonno di Vittorio Emanuele, re Carlo Alberto, morto a Porto nel 1849. L'unione tra Umberto II e Maria José finì definitivamente qualche anno dopo l'arrivo in Portogallo: l'ex regina si trasferì a Merlinge, vicino Ginevra in Svizzera, con l'allora piccolo Vittorio Emanuele.

L'esilio per i Savoia diventò ufficiale dal 1º gennaio 1948 con l'entrata in vigore della Costituzione repubblicana. Dal Portogallo Umberto II si considerò comunque re d'Italia a tutti gli effetti tanto che conferì nomine seppur da lontano.

Vittorio Emanuele si sposò quando era in esilio: si fidanzò nel 1954 con Marina Doria, ex sciatrice nautica svizzere di origini italiane. I due si sposarono con rito civile a Las Vegas l'11 gennaio del 1970 e con rito religioso l'anno successivo a Teheran. L'unico figlio della coppia è Emanuele Filiberto.

Quando i Savoia riuscirono a tornare in Italia

I Savoia restarono lontani dall'Italia fino al 2002, quando una legge di revisione costituzionale fece cadere l'obbligo dell'esilio per gli eredi maschi della casata.

Vittorio Emanuele di Savoia e suo figlio Emanuele Filiberto di Savoia non furono costretti così allontanamento forzato: dovettero però giurare per iscritto fedeltà alla Costituzione repubblicana e al presidente della Repubblica. Vittorio Emanuele rilasciò una dichiarazione in cui affermò pubblicamente di accettare la monarchia.

Nel novembre 2007 ha richiesto allo Stato italiano 260 milioni di euro come risarcimento per l'esilio, così come la restituzione dei suoi beni confiscati dallo Stato dal 1948.

Alla fine, per una clausola voluta dall'Italia durante la firma della Convenzione europea dei diritti dell'uomo, lo Stato italiano non fu costretto a riconoscere ai Savoia alcun tipo di risarcimento: la Convenzione vieta infatti la pena dell'esilio ma l'Italia aveva aderito con la riserva esplicita che non fosse applicabile il divieto dell'esilio nel caso specifico dei Savoia.

Nel 2022 Vittorio Emanuele ha chiesto anche la restituzione dei gioielli di famiglia custoditi da tempo nei forzieri della Banca d’Italia, gioielli che lo Stato non restituirà mai a Vittorio Emanuele.

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