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Parma, le case dei boss della ‘ndrangheta ai profughi ucraini in fuga dalla guerra

Dodici persone hanno avuto acceso ai primi appartamenti sequestrati alla mafia a Sorbolo Mezzani. Alla cerimonia era presente anche la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese.
A cura di Biagio Chiariello
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Un gruppo di profughi ucraini in fuga dalla guerra vivrà nelle case confiscate ai boss della Ndrangheta a Sorbolo Mezzani (Parma). Si tratta, al momento, di dodici persone che hanno aperto le porte di due appartamenti, di circa 50 metri quadri l’uno. Nel giro di pochi giorni, verranno terminati i lavori di una terza unità abitativa, nella stessa palazzina, di 30 metri quadri: così, altre tre profughi ucraini troveranno dimora. Alla consegna delle chiavi, insieme al sindaco di Sorbolo Mezzani, Nicola Cesari, erano presenti il presidente della Regione, Stefano Bonaccini, l’assessore regionale alla Protezione civile, Irene Priolo, il prefetto di Parma, Antonio Lucio Garufi, le autorità civili e militari. E soprattutto c'era la ministra dell'Interno Luciana Lamorgese che nelle ultime settimane per dare una risposta all’emergenza di questi giorni il ministro dell’Interno ha deciso di mettere in campo l’Agenzia nazionale per l’amministrazione e la destinazione dei beni sequestrati e confiscati alla criminalità organizzata.

"Restituire alla società civile i beni confiscati alle mafie rappresenta il primato della democrazia e della legalità- ha sottolineato il presidente Bonaccini nella cerimonia di consegna chiavi-. Mettere questi immobili a disposizione di cittadini in fuga dalle atrocità della guerra è un passo avanti in più. Siamo di fronte a un conflitto ingiustificabile. L’intero sistema regionale è alle prese con l’accoglienza di migliaia di ucraini, soprattutto donne e bambini, in uno sforzo che vede insieme istituzioni, cittadini e famiglie, in Emilia-Romagna e nel Paese. Legalità e solidarietà sono valori cardine della nostra terra: oggi siamo qui per dimostrarlo concretamente, in aiuto di persone che si sono lasciate alle spalle un orrore che deve finire al più presto".

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Quello di Sorbolo Mezzani è uno dei primi casi in Italia in cui persone che scappano dalla guerra entrano in alloggi tolti alle mafie. Il dato generale emerso nei giorni scorsi – annunciato nei giorni scorsi dal direttore dell’Agenzia, il prefetto Bruno Corda, alla trasmissione Che giorno è su Radio Rai Uno – potrebbe essere di 500 immobili e hotel, tra quelli già assegnati agli enti locali ma non ancora utilizzati e quelli che sono ancora da affidare alle sfortunate famiglie ucraine arrivate nel nostro Paese.

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