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Papa Francesco: “Abbiamo radici comuni, cristiano non può essere antisemita”

“Per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita”: a dirlo è stato Bergoglio ricevendo in udienza in Vaticano la delegazione dell’International Jewish Committee on Interreligious Consultations. Stop all’odio e alle persecuzioni.
A cura di Susanna Picone
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Papa Francesco ha ricevuto oggi in udienza, nella Sala dei Papi al Palazzo Apostolico Vaticano, i membri della delegazione dell’International Jewish Committee on Interreligious Consultations. A loro il Papa si è rivolto affermando che “per le nostre radici comuni, un cristiano non può essere antisemita”. Durante l’incontro Francesco ha voluto richiamare il Concilio Vaticano II, ha ribadito il valore della dichiarazione del Concilio “Nostra Aetate” e ha detto che la Chiesa condanna fortemente “gli odi, le persecuzioni, e tutte le manifestazioni di antisemitismo”. Bergoglio ha anche ricordato l’impulso di chi l’ha preceduto al dialogo portato avanti con “gesti e documenti”. Papa Francesco ha quindi ricordato le buone relazioni di “sincera amicizia” con alcuni esponenti del mondo ebraico, quando lui era arcivescovo di Buenos Aires.

Amicizia con alcuni esponenti del mondo ebraico – “In un mondo per molti tratti secolarizzato – ha raccontato il Pontefice – mi sono confrontato con loro in più occasioni sulle comuni sfide che attendono ebrei e cristiani, ma soprattutto abbiamo gustato l'uno la presenza dell'altro, ci siamo arricchiti reciprocamente e dati accoglienza reciproca e ciò ci ha aiutato a crescere come uomini e come credenti”. In altre parti del mondo – ha detto ancora Francesco – avviene la stessa cosa e “queste relazioni di amicizia costituiscono la base del dialogo che si sviluppa sul piano ufficiale”. Il suo invito è dunque quello di coinvolgere nel dialogo le nuove generazioni ricordando che umanità e pace hanno bisogno della comune testimonianza di ebrei e cristiani. Come spesso ama fare il Papa ha poi concluso il suo incontro chiedendo di pregare per lui e assicurando la sua preghiera.

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