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Padova, si ferma per far passare un pedone: motociclista travolto e ucciso da un’auto

Si era fermato in sella alla sua moto per far passare un pedone ma è stato travolto da una Citroen. Per il centauro, un padovano di quarantotto anni, sono stati inutili i disperati tentativi di rianimarlo da parte dei sanitari. L’incidente domenica mattina a San Giorgio in Bosco lungo la statale della Valsugana.
A cura di Susanna Picone
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Fermo sulle strisce pedonali per far attraversare un pedone, viete travolto e ucciso mentre è in sella alla sua moto. Il drammatico incidente stradale si è verificato domenica mattina intorno alle 11 a San Giorgio in Bosco, nel Padovano. A perdere la vita Nicola Brancalion, un quarantottenne originario di Albignasego: nulla hanno potuto i soccorritori intervenuti anche con un elicottero lungo la provinciale 47 della Valsugana. Secondo la ricostruzione della polizia locale, il motociclista si era fermato all’altezza del municipio per far attraversare la strada a un sessantaquattrenne quando è stato centrato da un’auto, una Citroen C3 guidata da una donna di circa trentacinque anni, che l’ha scaraventato a terra violentemente. Secondo i primi riscontri, la donna avrebbe detto di non aver proprio visto il motociclista fermo sulla strada. Brancalion, che era fermo con la sua Honda Shadow, è deceduto praticamente sul colpo per le lesioni riportate al collo e alla testa. La salma è stata portata all'obitorio di Cittadella. Sul posto per i rilievi sono interventi gli agenti della Polizia Locale di Cittadella.

Motociclista e appassionato di pittura – Grandissimo appassionato di moto, come ricostruiscono i quotidiani locali la vittima non era sposato e viveva insieme alla madre. Era impiegato al Cna di Padova ed era molto conosciuto nella frazione di Mandriola dove abitava da sempre con la famiglia. Il padre, morto una decina di anni fa, aveva costruito la chiesa del paese. Lo stesso motociclista, che era anche appassionato di pittura, aveva dipinto il Cristo Risorto che è appeso sopra l’altare. Anche altri quadri presenti nella chiesa portano la firma del centauro. “Nicola era un buono, ha perso la vita per aiutare gli altri”, lo ricordano ora in paese, dove il quarantottenne era benvoluto da tutti.

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