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Padova, coppia gay in carcere nella stessa cella: “Vogliamo sposarci”. Sindacato polizia insorge

I due detenuti sono in un reparto speciale presso la casa di reclusione Due Palazzi e avrebbero dichiarato di volersi sposare. Il sindacato: “Questa situazione è diventata intollerabile e va ben oltre il sistema delle ‘celle aperte’”. Ma quello di Padova non è certo il primo caso di autorizzazione in tal senso.
A cura di Biagio Chiariello
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Sta facendo discutere la vicenda che vede protagonista due ragazzi tunisini reclusi nel carcere Due Palazzi di Padova: la coppia di detenuti ha ottenuto il permesso di poter stare nella stessa cella dopo aver dichiarato di essere gay e di volersi sposare. La storia è raccontata dal Mattino di Padova, che riporta anche le vibranti proteste del sindacato di polizia penitenziaria in merito alla decisione. “Non è questo il modo di affrontare il problema dell’affettività in carcere” scrive il segretario generale Aldo Di Giacomo “di fatto favorendo coppie omosessuali di detenuti o detenute. Come sindacato non eravamo certo favorevoli alle ’camere dell’amore’ ma questa situazione è diventata intollerabile e va ben oltre il sistema delle ‘celle aperte’ ampiamente diffuso nelle carceri italiane. Il sindacato specifica inoltre che quella di Padova risulterebbe l’ultima di una lunga serie di autorizzazioni in questo senso in ambito nazionale. "I casi sono decine e decine”, aggiunge Di Giacomo.

“I due detenuti in questione” spiega Claudio Mazzeo, direttore della casa di reclusione Due Palazzi, al quotidiano euganeo “come qualsiasi altra persona dichiaratamente omosessuale, per motivi di sicurezza noi la mettiamo in un reperto protetto. Perché non sono bene accetti dal resto dei detenuti. Anche i due tunisini sono quindi in una sezione protetta, e nella stessa camera”. Mazzeo spiega come effettivamente la coppia abbia fatto “una dichiarazione scritta riguardo alla loro volontà di contrarre matrimonio, ma questo se lo vedranno loro quando usciranno tutti e due. Noi abbiamo fatto la scelta più sicura e semplice, anche se non possiamo essere certi che la loro omosessualità sia vera”.

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