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Opinioni

Otto modi sbagliati per raccontare l’otto marzo (e le donne)

Da quelli che dicono che tutti i giorni è l’8 marzo, a quelli che ci inondano di fiori: piccolo breviario per evitare i soliti luoghi comuni, insieme alle solite mimose.
A cura di Daniela Collu
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Ormai, si sa, c’è una giornata internazionale per qualunque cosa. Il 7 marzo per esempio, è la giornata internazionale delle vittime del dovere delle Forze di polizia, il 9 marzo quella del rene (giuro, non sto scherzando) e in mezzo ce n’è una che ci abbiamo messo anni a non chiamare più “festa”, perché con tutto l’entusiasmo possibile, da festeggiare c’è molto poco.

L’8 marzo è la giornata internazionale della donna, in calendario per gli americani dal 1909 e arrivata da noi nel 1922. Addirittura Wikipedia, massima depositaria della verità in epoche di incertezze opinionistiche, dice che il nome è stato cambiato perché, cito testualmente, “la motivazione non è la festa ma la riflessione”, eppure sembra che il concetto sia duro a morire.  Bastano infatti cinque minuti online ogni anno, in particolare sui social, per scoprire in quanti e quali modi si pensa di dover celebrare l’esistenza del 50% della popolazione mondiale, partendo solo e soltanto dalle intenzioni sbagliate. Vediamole insieme:

Anime speciali: le donne come creature uniche e magiche, esseri mitologici capaci di grazia e bellezza, fate, angeli del focolare, dee del sesso, vestali della famiglia, supereroine di resistenza casalinga, principesse di regni inesistenti, qualunque versione romanzata ci permetta di allontanarci dalla presenza fisica e corporea, fine a se stessa. Esistiamo sì, ma solo in un altro mondo.

L’enigma: la donna come essere misterioso, rebus irrisolvibile, sguardo magnetico, silenzi dolcemente complicati, la donna come mondo in cui “cos’hai?” “Niente” è il verbo.

I giardinieri: la donna non si tocca nemmeno con un fiore, la femminilità che sboccia, le rose, le margherite, i tulipani patetici, la mimosa che esce dalle fottute pareti, la femmina è il germoglio più prezioso che deve essere annaffiato con l’amore, curato con la tenerezza, cresciuto con rispetto e devozione. Poi ne muore una ammazzata ogni tre giorni, vai a capire perché.

Non solo oggi: “la festa delle donne è ogni giorno, non ricordatevi di loro solo l’8 marzo!”, proclami di solidarietà e buone intenzioni a pioggia, verrebbe voglia di andare a chiedere conto del comportamento di qualcuno così, randomicamente, il 25 giugno, il 17 settembre, il 3 dicembre nel primo pomeriggio, solo per vedere se poi si sono ricordati davvero.

Dietro ogni uomo c’è sempre una grande donna: no, non è una citazione di Amadeus, è un refrain fin troppo ricorrente durante la giornata internazionale. Facciamo grandi i nostri maschi, dietro però, un passo indietro, a lavorare nell’ombra e nel silenzio, e mi raccomando mai accanto, o che dio non voglia, davanti. Dietro ogni uomo, in secondo piano, come la tradizione vuole.

Bellezza di natura: le donne acqua e sapone, quelle innocenti che non sanno di essere splendide, il sorriso delle anziane, le donne non rifatte, quelle naturali, che non hanno bisogno di apparire per essere, la sexytudine della semplicità, la ragazza della porta accanto che arrossisce a un complimento. Poi però retwittano le battute su quando ti svegli la mattina dopo la prima sera in discoteca e la vedi struccata ed è un cesso e giù risate.

Le madri: quelli che festeggiano perché sono nati da una donna, che è nata da una donna, che è nata da una donna, che al patriarcato mio padre comprò. Quelli che le sorelle, le mogli, le genitrici dei loro figli, finché sono nello stato di famiglia è tutto ok, poi delle altre chi se ne frega.

Le donne con la D maiuscola: perché non basta mai, non è sufficiente nascere con le ovaie, bisogna meritarsi la patente di donna, bisogna essere più reali della regina. Ovviamente le regole per il concorso chi le fa? Indovinato.

Per carità, lungi da me l’idea di suggerire di rinunciare a una marketing opportunity così ghiotta, ma proprio così male bisogna farlo? Qualcosa mi dice che anche quest’anno le cose non andranno meglio, forse la preview che abbiamo ogni 25 novembre con la Giornata internazionale per l'eliminazione della violenza contro le donne? Probabile. Attendiamo dunque, e senza lamentele, il commento “e perché non c’è una Giornata internazionale degli Uomini?” è dietro l’angolo.

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Classe 1982, è conduttrice televisiva, speaker radiofonica e influencer. Guidata da una curiosità onnivora e da un'innata vocazione comunicativa, dopo la laurea in Storia dell'arte si avvicina alla radio e alla televisione. Ha presentato StraFactor su SkyUno, The Real su TV8, ha partecipato a Sbandati su Raidue e condotto programmi radio su Rai Radio Due e RTL 102,5. Ha scritto su riviste online e cartacee (da Donna moderna a Vice). Ha pubblicato due libri, Volevo solo camminare (2019) e Un Minuto d’Arte (2020), entrambi con l’editore Vallardi e “Perché no?” (2021) con Mondadori.
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