Ottavia De Luise scomparsa 50 anni fa, il fratello: “Non ho mai trovato nulla. Né lei, né giustizia o pietà”

Sono passati 50 anni dal 12 maggio 1975, quando Ottavia De Luise, ragazzina 12enne, scomparve improvvisamente a Montemurro (Potenza). Da quel giorno, nessuno ha avuto più notizie della bambina: si tratta di uno dei misteri irrisolti più noti nel nostro Paese.
Quel giorno, la giovane stava giocando in piazza Albini, nel paesino lucano di Montemurro, insieme alla cugina. Poco prima delle 17, la piccola le aveva detto di dover andare a casa di un certo Giuseppe Alberti, soprannominato "Peppino il viggianese".
Secondo la famiglia della giovane dispersa, le indagini sono state condotte in maniera eccessivamente frettolosa e superficiale, viziate anche da pregiudizi. L'ipotesi portata avanti all'epoca era stata quella di un presunto abuso sessuale subito dalla bambina, anche se non è mai stato indicato alcun colpevole.
A parlare della vicenda è stata anche la cugina di Ottavia, a cui la giovane aveva confessato di esser stata molestata da Alberti in cambio di alcuni spiccioli. A far discutere è stato il verbale delle forze dell'ordine, in cui alla bambina veniva ricondotto un comportamento "moralmente discutibile", accusa che, secondo l'avvocata Gelsomina Sassano, intacca ancora oggi la reputazione della vittima. "Quello che è successo a Ottavia è un femminicidio coperto dal silenzio di una società patriarcale", ha ribadito la legale.
Un'ulteriore denuncia viene da Settimio, fratello della bambina, che, intervistato dal quotidiano La Stampa, ha sottolineato la totale indifferenza degli abitanti di Montemurro. Inoltre, l'uomo, ormai pensionato, ha raccontato: "Ho cercato Ottavia ovunque, ma non ho mai trovato nulla. Né lei, né giustizia e neppure pietà".
Altra fonte di polemica è nata quando la trasmissione "Chi l'ha visto?" ha riportato il caso sotto i riflettori: in quell'occasione, c'è chi aveva accusato la famiglia della vittima di infangare il "buon nome del paese".
All'epoca, le indagini avevano individuato due sospetti, che nel frattempo sono deceduti. Nonostante il nulla di fatto, un abitante del paese avrebbe confessato il colpevole del reato: si tratterebbe di suo figlio, Andrea Rotundo, l'uomo che avrebbe stuprato, ucciso e nascosto il cadavere di Ottavia in un fienile. Ancora una volta, però, tutto tace e non vi è alcuna conferma.
La prima commemorazione risale all'anno scorso, quando l'associazione Libera ha ricordato la bambina a Montemurro, anche se nel piccolo paese non c'è mai stato esposto un segno di vicinanza alla famiglia della vittima. "Il mio è un paese maledetto", ha concluso amaramente Settimio.