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Omicidio Yara Gambirasio

Omicidio Yara, Bossetti è sicuro: “L’analisi dei reperti consentirà di dimostrare la mia innocenza”

Bossetti è stato condannato all’ergastolo per il caso della 13enne di Brembate di Sopra. Ad incastrarlo è stata l’analisi del Dna estrapolato sugli slip e sui pantaloni di Yara, reperti che la difesa non ha mai avuto modo di visionare, né di esaminare.
A cura di Biagio Chiariello
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 I vestiti di Yara Gambirasio e la traccia biologica trovata sugli abiti della 13enne di Brembate di Sopra, rinvenuta senza vita 13 anni fa, potranno essere solamente visionati o anche esaminati dalle difese di Massimo Bossetti? Sarà la Cassazione a deciderlo. Alla Suprema Corte i legali di Massimo Bossetti, condannati all'ergastolo per quell’omicidio, hanno fatto ricorso. L’apposita udienza era in programma per lo scorso 20 novembre, ma il presidente della Corte d’Assise Donatella Nava ha deciso di rinviarla in attesa del pronunciamento della stessa Cassazione.

"Abbiamo sempre chiesto, durante il processo, fin dall’udienza preliminare, che questo esame del Dna fosse svolto in contraddittorio proprio per consentire alla difesa di dimostrare che quei risultati erano sbagliati e che il Dna di ‘Ignoto 1’ non è il Dna di Massimo Bossetti. Purtroppo questo non ci è stato mai consentito”, ha spiegato nell’ultima puntata di ‘Crimini e criminologia', andata in onda ieri sera su Cusano Italia Tv, uno dei legali del muratore di Mapello, l’avvocato Claudio Salvagni.

Quest'ultimo, insieme al collega Paolo Camporini, fa riferimento alla sentenza del Tribunale di Bergamo del 27 novembre 2019, che consentiva sia la visione sia l’esame dei reperti da parte delle difese. La sentenza della Corte di Cassazione del 21 novembre 2021 parla invece di mera visione, così i difensori di Bossetti l’hanno impugnata chiedendo di poter procedere anche con le analisi. "Poi però ogni nostra richiesta sulle modalità operative, cioè su come procedere per l’analisi, è sempre stata dichiarata inammissibile dalla Corte d’Assise di Bergamo”, ha proseguito Salvagni.

A maggio era arrivata la svolta, con la decisione della Suprema Corte di rendere esecutivo il provvedimento emanato nel novembre 2019. “Ecco il perché del nostro nuovo ricorso – spiega l'avvocato – non ci basta guardare i reperti, ma vogliamo esaminarli”. Su quei reperti, infatti, i giudici hanno basato la colpevolezza di Bossetti.

Salvagni nell'intervista a Cusano Italia Tv evidenzia pure come in Italia sia "in forte ascesa il numero degli innocentisti". “Nel caso Yara-Bossetti il dubbio è sempre stato lacerante”, sostiene. “Molti ancora oggi si chiedono: perché impedire alla difesa di fare la prova scientifica sul Dna? Se voi dell’accusa siete così sicuri del risultato che timore avete? Tutto questo continua ad alimentare il dubbio nell’opinione pubblica, la quale continua a convincersi sempre di più che in carcere ci sia veramente un innocente”.

La speranza di Bossetti è che si arrivi finalmente all’ok per l’esame dei reperti. “È come se si fosse aperta una crepa nel muro e noi siamo convinti che questa crepa diventerà un vero e proprio squarcio. Massimo ovviamente è contento di questo; aspetta con ansia questa decisione della Corte, e mi ha detto ‘l’analisi di quei reperti consentirà di dimostrare la mia innocenza’“.

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