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Omicidio Gugliotta, 12 anni al killer. Figlio della vittima: “Fra 12 anni lo ammazzo io”

Per l’omicidio di Maurizio Gugliotta il Tribunale di Torino ha condannato il 28enne nigeriano Khalid De Greata a cui però è stata riconosciuta la seminfermità mentale con relativo sconto di pena. In Aula si è scatenata la rabbia dei famigliari della vittima che temevano la pena lieve dopo le perizie medico legali.
A cura di Antonio Palma
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Dodici anni di reclusione per aver assassinato senza apparente motivo un uomo che non aveva mai conosciuto prima. È questa la sentenza di condanna emessa oggi nei confronti di Khalid De Greata, il giovane nigeriano di 28 anni imputato per l'omicidio di Maurizio Gugliotta, il 51enne torinese ucciso al mercato di libero scambio del capoluogo piemontese  nell'ottobre del 2017. Una pena  lieve in parte attesa dopo che l'imputato era stato dichiarato seminfermo di mente da due perizie psichiatriche condotte durante il processo ma che comunque non è stata accettata dalla famiglia della vittima. "È una vergogna" hanno gridato i parenti dell'operaio subito dopo il verdetto dei giudici. "Siete senza cuore. Fra 12 anni lo ammazzo io", ha urlato in aula il figlio del 51enne.

Per il 28enne accusato di omicidio aggravato da futili motivi e tentato omicidio nei confronti di un amico della vittima, la Procura torinese, rappresentata dal pm Gianfranco Colace, aveva chiesto l'ergastolo ma i giudici, al termine del rito abbreviato, gli hanno riconosciuto la seminfermità mentale applicando il relativo sconto di pena. Secondo le consulenze, De Greata soffre di "seminfermità mentale e disturbo psicotico con caratteristiche paranoidi" anche se era comunque in grado di stare in giudizio. Il processo però non è riuscito a stabilire perché il 28enne abbia attaccato Gugliotta fin a ucciderlo con una coltellata alla gola e per questo è stata esclusa anche l'aggravante dei futili motivi. "Non mi convincerò mai che è pazzo, non lo perdonerò mai" aveva fatto sapere già alla vigilia della sentenza la vedova di Gugliotta, Carmela Caruso, chiamando a raccolta parenti, amici e conoscenti per una fiaccolata.

In vista della sentenza e per chiedere giustizia per il 51enne, lunedì scorso infatti in circa duecento erano scesi in strada a Settimo Torinese mostrando cartelli con le scritte "Giustizia", "Non c’è pace senza Giustizia" e "Giustizia non è mai vendetta". "Il messaggio forte lanciato da questa fiaccolata è che la gente c’è e vuole giustizia, come la vogliamo noi, e vuole anche che le cose cambino, che le leggi cambino, che i cittadini siano tutelati, che le pene per i crimini commessi siano giuste e certe. La rabbia è tanta" aveva dichiarato la vedova di Gugliotta, concludendo: "In questo processo tutto è ruotato attorno all’assassino. Al suo stato di salute mentale, alle varie perizie, ma si è perso di vista il fatto più importante, che qui prima di tutto c’è una vittima innocente, mio marito, una persona che aveva legami e amicizie, che era ben voluto da tutti e che non tornerà mai più a casa”. "Quanto vale la vita di mio marito? Solo 12 anni di carcere… Io sono rimasta senza un marito e i miei figli senza un padre. Questa cosa non è giusta e mio marito non me lo riporta indietro più nessuno. Non si può' fare una cosa del genere. Questo è lo Stato italiano" ha dichiarato in lacrime la donna dopo la sentenza. Per la moglie e i tre figli dell'uomo il Gup ha disposto anche provvisionali di 150mila euro ciascuno come danni ma difficilmente la famiglia vedrà quei soldi in quanto De Greata è nullatenente.

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