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Omicidio di Agitu Gudeta, la confessione: “L’ho anche violentata, prima di ucciderla”

C’è l’ombra della violenza sessuale sull’omicidio di Agitu Gudeta, l’imprenditrice di origini etiopi uccisa nella sua abitazione. L’assassino reo confesso, un dipendete della vittima, Adams Suleimani, avrebbe ammesso di aver perpetrato violenza sessuale alla vittima dopo averla ferita. È quanto trapelato dall’interrogatorio cui è stato sottoposto dopo l’arresto.
A cura di Redazione
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C'è l'ombra della violenza sessuale sull'omicidio di Agitu Gudeta, l'imprenditrice di origini etiopi uccisa nella sua abitazione a Frassilongo, in Trentino. L'assassino reo confesso, un dipendete della vittima, Adams Suleimani, avrebbe ammesso di aver perpetrato violenza sessuale alla vittima dopo averla ferita. L'indiscrezione, come riporta ANSA, è trapelata nelle ultime ore, dopo che l'omicida, arrestato questa notte, è stato sottoposto a interrogatorio. L'uomo, che per lavoro pascolava le pecore nell'azienda di proprietà della 42enne, ha ammesso di aver agito per un movente economico, alludendo a uno stipendio non pagato.

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L'omicidio ha sconvolto la piccola comunità di Frassilongo, dove Agitu era benvoluta, sebbene avesse avuto negli anni gravi problemi. Seppur perfettamente integrata da quando era arrivata in Italia all'età di 18 anni, Agitu era stata vittima di minacce e aggressione  e disciminazione da parte di un uomo del posto. "Brutta negra, torna al tuo paese", così l'aveva spesso offesa e apostrofata, tanto che, dopo un episodio di violenza fisica, la 42enne che non ha esitato a denunciarlo. Agitu ha ottenuto solo una condanna per lesioni. Derubricato il reato di stalking, era caduta anche l'aggravante dell'odio razziale. Questi fatti, tuttavia, per quanto dolorosi, non hanno a che fare con quanto accaduto stanotte nella casa dell'imprenditrice.

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Etiope, fuggita dal suo Paese all'età di diciotto anni, dal 2010 viveva in Trentino dove aveva fondato l’azienda ‘La Capra Felice', un progetto virtuoso basato sul recupero e la valorizzazione del territorio locale. Quella messa in piedi da Agitu era diventata un'attività inclusiva che coinvolto, dando loro lavoro, anche gli abitanti locali. Nella sua azienda biologica, in località Frassilongo, Agitu allevava capre di razza Mochena, a rischio estinzione. Ristrutturando un vecchio edificio presente nel fondo, aveva creato un caseificio dove vengono prodotte le eccellenze casearie trentine, dal formaggio a latte crudo. Il suo talento imprenditoriale l'aveva portata a ricevere, alcuni mesi fa, la Bandiera verde di Legambiente, per la “determinazione e passione nel portare avanti un importante esempio di difesa del territorio, di imprenditoria sostenibile e di integrazione”.

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