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Omicidio Bruno Caccia: Rocco Schirripa condannato all’ergastolo

Rocco Schirripa è stato condannato all’ergastolo per l’omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, assassinato nel 1983 dalla ‘ndrangheta a Torino. Lo ha deciso la Corte d’Assise di Milano. Le figlie del magistrato: “C’è ancora molto da fare”.
A cura di Susanna Picone
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Ergastolo per Rocco Schirripa, ritenuto l’esecutore materiale dell'omicidio del procuratore di Torino Bruno Caccia, assassinato sotto casa da un commando della ‘ndrangheta nel 1983. È questa la decisione della Corte d'Assise di Milano, che ha appunto condannato l’imputato al carcere a vita al termine di un processo ripartito da zero nel novembre dello scorso anno a causa di un errore procedurale. Rocco Schirripa, ex panettiere di sessantaquattro anni, era stato arrestato nel dicembre del 2015 a oltre trenta anni di distanza dall’omicidio del procuratore. Omicidio per il quale è stato già condannato in via definitiva come mandante Domenico Belfiore, dell'omonimo clan. “Il percorso di questo processo – ha detto il pm Marcello Tatangelo all'inizio della sua requisitoria – è stato complesso, ma siamo caduti e ci siamo rialzati” e ora a disposizione della Corte c'è “una pluralità di elementi di prova che vanno valutati in modo congiunto”.

Per le figlie di Caccia c’è ancora molto da fare

“C’è ancora molto da fare, speriamo che non finisca qui. Ci sono ancora tante cose da indagare e da aggiungere”, è stato il primo commento di Paola e Cristina Caccia, figlie del magistrato assassinato a Torino, dopo la sentenza di condanna all’ergastolo per Schirripa. “Siamo d’accordo con la sentenza – hanno aggiunto – dalle intercettazioni emergeva che Schirripa ha avuto un ruolo, anche se non si è capito quale”. “Avevamo indicato indizi e responsabilità compatibili con quanto emerso in questo processo – hanno detto ancora le sorelle Caccia – ma ci è stato detto, e questo abbiamo faticato ad accettarlo, che il processo doveva restare nel perimetro delle responsabilità di Schirripa. Non possiamo dire che giustizia è stata fatta, sul movente c’è ancora molto da fare e da capire. Ora speriamo che si possa allargare. Ci fa arrabbiare che sia passato tutto questo tempo, 34 anni, e che siano sempre i familiari a dover pungolare la giustizia per chiedere chiarezza”.

Schirripa ha ribadito la sua innocenza in aula

Da parte sua Schirripa, difeso dagli avvocati Basilio Foti e Mauro Anetrini, si è sempre dichiarato innocente. “Sono il capro espiatorio che l'accusa voleva trovare a tutti i costi. Non c'è niente di più facile che dare la colpa a uno che ha precedenti con la giustizia e che è calabrese”, aveva detto Rocco Schirripa prima della sentenza. “Sono terrone e sono compare di Domenico Belfiore – aveva aggiunto – dunque sono il soggetto perfetto per l'accuse”.  L'ex panettiere aveva anche annunciato che, in caso di condanna, avrebbe iniziato uno sciopero della fame.

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