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Nonnismo in caserma, dopo la denuncia Giulia bocciata ancora dall’Aeronautica: “Mesi di inferno”

Giulia Jasmine Schiff, la ventunenne veneziana espulsa dall’Accademia per allievi ufficiali e poi reintegrata dal giudice, ha nuovamente fatto causa all’Aeronautica dopo essere stata bocciata anche dal nuovo corso, sempre con la motivazione dell’inattitudine militare. “Mi hanno reso la vita un inferno” ha raccontato la ventunenne.
A cura di Antonio Palma
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È ancora guerra aperta tra l’Aeronautica militare e Giulia Jasmine Schiff , la ventunenne veneziana espulsa dall’Accademia per allievi ufficiali dopo aver denunciato presunti atti di nonnismo durante il corso e reintegrata poi dal Consiglio di Stato. La ragazza infatti ha nuovamente fatto causa all’Aeronautica dopo essere stata bocciata anche dal nuovo corso, sempre con la motivazione dell’inattitudine militare. Come racconta il Corriere della Sera, attraverso il suo legale, la ragazza ha presentato una denuncia alla Procura militare di Roma lamentando questa volta di essere stata emarginata e ripetutamente punita senza motivo. In pratica, a suo dire, sarebbe stata vittima di un clima di ostilità da parte dei superiori che le avrebbero fatto terra bruciata attorno.

Dopo le vicende del gennaio scorso, quando l’allieva ufficiale di complemento dell’Aeronautica militare ha denunciato di essere stata espulsa per aver parlato pubblicamente del rito a cui era stata sottoposta durante il periodo della Scuola di volo a Latina, si è mossa la procura militare di Roma. Mentre andava avanti l’inchiesta per lesioni e violenza privata contro otto commilitoni della donna protagonisti del video del cosiddetto "battesimo del volo", la giovane è stata aggregata al corso successivo al termine del quale sarebbe dovuta andare di nuovo alla Scuola di volo. Alla fine del corso, però, per Giulia è arrivata una nuova delusione: Per i superiori non è in grado di svolgere le attività presso le Scuole di volo.

Alla base della bocciatura una “inattitudine militare” dimostrata dai 4 rimproveri e 3 richiami formali a cui è stata sottoposta in appena otto mesi. Per lei in realtà quelle punizioni erano frutto di un accanimento. “Mi hanno reso la vita un inferno ma non dico nulla perché ho il dovere del silenzio” ha rivelato la giovane al quotidiano. La ragazza ha raccontato di essere venuta a conoscenza da altri commilitoni di riunioni in cui si sarebbe arrivati a minacciare gli allievi dei vari corsi se solidarizzavano con lei, da qui l'isolamento nei suoi confronti.

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