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‘Ndrangheta in Piemonte: al via il maxi-processo “Minotauro” a Torino

È iniziato nell’aula bunker delle Vallette il processo “Minotauro” che vede alla sbarra 75 imputati. La data di oggi è la prima di una serie di udienze programmate fino al 27 marzo. Fra il pubblico i parenti degli imputati e i ragazzi dell’associazione antimafia Libera.
A cura di Susanna Picone
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È iniziato nell’aula bunker delle Vallette il processo “Minotauro” che vede alla sbarra 75 imputati. La data di oggi è la prima di una serie di udienze programmate fino al 27 marzo. Fra il pubblico i parenti degli imputati e i ragazzi dell’associazione antimafia Libera.

Si è aperto a Torino, nell’aula bunker delle Vallette, il processo Minotauro contro la ‘ndrangheta nel territorio piemontese. Un processo frutto della più grande inchiesta degli ultimi 15 anni sulla presenza della criminalità organizzata in Piemonte e che vede sul banco degli imputati 75 persone che hanno scelto il rito ordinario, con altrettanti che sono stati già giudicati con il rito abbreviato. Alla sbarra ci sono, tra gli altri, i politici Nevio Coral (ex sindaco di Leinì) e Antonino Battaglia (ex segretario comunale di Rivarolo). Entrambi i loro comuni furono sciolti per mafia la scorsa primavera. A presiedere la Corte c’è il giudice Paola Trovati, insieme a Diamante Minucci e Alessandra Salvadori. In aula c’è anche il presidente del tribunale di Torino, Luciano Panzani. L’accusa è rappresentata da cinque pm, presente il procuratore capo Gian Carlo Caselli.

Pieno lo spazio riservato al pubblico – Fra il pubblico, infine, ci sono numerosi attivisti dell’associazione antimafia Libera che chiederà di costituirsi parte civile nel processo oltre a quanti hanno tra gli imputati i loro parenti. Nel processo anche il Comune di Torino e la Regione Piemonte si sono costituiti parte civile. La data di oggi è la prima di una serie di udienze molto fitte che continueranno fino al 27 marzo, finora ne sono state programmate trentacinque. Il maxi-processo avrà luogo nell’aula del carcere delle Vallette per diverse ragioni: per la sua capienza dato che il numero di partecipanti a ogni udienza è molto alto (solo gli avvocati sono un centinaio) ma anche e soprattutto per ragioni di sicurezza dato che gran parte degli imputati sono reclusi nel carcere torinese. Il processo sarà off limits per le telecamere: gli imputati hanno dichiarato di non volere essere immortalati in foto o video.

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