Muore a 47 anni dopo trapianto di rene a Bologna: avrebbe contratto il coronavirus in reparto
Un uomo di quarantasette anni di San Lazzaro di Savena, nel Bolognese, è morto al Policlinico Sant’Orsola dopo avere contratto il coronavirus. Il 13 marzo scorso il paziente era stato sottoposto a un trapianto di rene. A dar notizia della morte dell’uomo, che si chiamava Andrea Nutini, è l’edizione bolognese de Il Resto del Carlino. A quanto ricostruito, dopo il trapianto il quarantasettenne era stato ricoverato prima un giorno in Terapia intensiva e poi era stato trasferito in terapia semi-intensiva, dove è rimasto altri 5 giorni. Successivamente è stato spostato nel reparto di Nefrologia: sottoposto al tampone, l’uomo era negativo al nuovo coronavirus. L’ipotesi è che il paziente posa aver contratto il Covid-19 in reparto nei 20 giorni seguenti. Nutini divideva la camera con un altro paziente e si sospetta che entrambi siano stati contagiati da un operatore sanitario. Quando il quarantasettenne ha manifestato i primi sintomi, tutti i degenti, anche quelli non entrati in contatto con lui, sono stati sottoposti al tampone, e due sono risultati positivi. A quel punto sono scattate le misure di isolamento. Malgrado le cure, per il paziente già debilitato a causa del delicato intervento a cui era stato sottoposto, non c’è stato niente da fare.
Direttore generale Sant’Orsola: "Perdita che ci addolora"
Sulla vicenda è intervenuta il direttore generale del Sant’Orsola, Chiara Gibertoni: “Una perdita che ci addolora. Addolora tutta la comunità del Policlinico sapere di non essere riusciti a evitare il contagio da coronavirus in questo paziente e in altri tre ricoverati in Nefrologia a marzo quando si è verificato un focolaio, proprio in questo reparto, nonostante gli sforzi fatti e le attenzioni prese per prevenire l’infezione. I protocolli previsti, secondo quanto stabilito dalle indicazioni del Centro nazionale trapianti e dal Centro regionale trapianti per garantire l’attività di trapianto in corso di epidemia Covid, sono stati puntualmente adottati dall’equipe, e la struttura – ha detto Gibertoni – si è adeguata ai protocolli comportamentali per evitare la diffusione del virus. Purtroppo, dobbiamo constatare quanto sia difficile controllare la diffusione di un virus da poco conosciuto, di cui non è evidente completamente la catena di trasmissione”.