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Morto Vittorio Vallarino Gancia, il re dello spumante italiano che fu rapito dalle Brigate Rosse

Morto a 90 anni l’imprenditore Vittorio Vallarino Gancia, re dello spumante italiano. Gancia fu rapito dalle Brigate Rosse nel 1975 poco lontano dalla sua abitazione, tra Canelli e Acqui terme. Fu liberato dalle forze dell’ordine dopo uno scontro a fuoco con i brigatisti.
A cura di Gabriella Mazzeo
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È morto a 90 anni Vittorio Vallarino Gancia, alla guida dell'azienda "Gancia", leader nel settore dell'imprenditoria vitinicola astigiana. Guidò l'azienda fondata dal nonno nel 1850 fino al 1996, quando passò il testimone per diventarne il presidente onorario. La sua famiglia è stata di fatto quella che ha inventato lo spumante italiano e la tradizione è stata tramandata di generazione in generazione. Per lungo tempo l'imprenditore è stato presidente dell'Unione italiana vini e Cavaliere del lavoro.

Gancia si è spento nella sua abitazione accanto ai familiari e alla moglie Rosalba. La data dei funerali non è ancora stata resa nota.

Il rapimento da parte delle Brigate Rosse

La vita dell'imprenditore è stata particolarmente segnata da un rapimento lampo avvenuto nel 1975. Gancia fu sequestrato dalle Brigate Rosse il 5 giugno, non distante dalla sua abitazione, tra Canelle e Acqui terme. Per la prima volta l'organizzazione chiese un riscatto, all'epoca di circa un miliardo di lire.

L'imprenditore riuscì a fare ritorno a casa il giorno dopo il rapimento, anche se dovette assistere a un drammatico conflitto a fuoco tra le forze dell'ordine e i brigatisti. Gli agenti fecero irruzione nella cascina di Spiotta d'Arzello dove Gancia era trattenuto come ostaggio e aprirono il fuoco sui rapitori: nello scontro morirono Mara Cagol, una delle fondatrici delle Brigate Rosse e all'epoca moglie di Renato Curcio, e il giovane carabiniere Giovanni D'Alfonso.

Il caso, che ha segnato moltissimo la vita dell'imprenditore, è stato riaperto recentemente sotto richiesta del figlio del carabiniere D'Alfonso. La Procura di Torino ha ripreso le indagini per identificare un altro uomo del commando che quel giorno partecipò alla sparatoria. Il brigatista non fu infatti mai rintracciato e riuscì a fuggire senza lasciare alcuna traccia.

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