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Morto schiacciato nell’ascensore: Antonio stava liberando una donna bloccata ma l’impianto è ripartito

All’arrivo dei vigili del fuoco nel palazzo di Aci Sant’Antonio, in provincia di Catania, per il 31enne Antonio Pistone era ormai troppo tardi. La signora che era bloccata nell’ascensore è stata poi soccorsa dai medici in forte stato di shock.
A cura di Antonio Palma
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Stava cercando di liberare una donna bloccata nell’ascensore Antonio Pistone, il manutentore morto tragicamente sul lavoro ieri pomeriggio ad Aci Sant’Antonio, dopo essere rimasto incastrato tra cabina e porta dell'ascensore sul quale stava lavorando. Secondo una prima ricostruzione, il 31enne, dipendente di un’impresa di manutenzione di ascensori, infatti era stato chiamato nel palazzo di via Marchese di Casalotto dopo che l’impianto si era bloccato con una persona all’interno.

Il 31enne era già al lavoro per sbloccare il sistema quando l’impianto, per motivi da accertare, è ripartito improvvisamente e Antonio Pistone è rimasto schiacciato tra cabina e porta dell’ascensore. All’arrivo dei vigili del fuoco, per lui era ormai troppo tardi. Per liberare il corpo dell'operaio è stato necessario un delicato intervento dei pompieri, accorsi su posto sia dal distaccamento di Acireale sia dal comando provinciale di Catania.

L’intera drammatica scena si è consumata davanti agli occhi atterriti della donna che era bloccata nell’ascensore e che i vigili del fuoco hanno liberato successivamente affidandola ai sanitari del 118 anche loro intervenuti dopo la chiamata di emergenza. La signora è stata soccorsa dai medici in forte stato di shock. Per lei nessuna ferita fisica ma un forte stato di trauma psicologico dopo essere rimasta bloccata per lungo tempo e aver saputo di quanto era accaduto al manutentore.

Sull'esatta dinamica che ha portato alla morte sul lavoro del 31enne Antonio Pistone indagano ora i carabinieri che sono intervenuti sul posto raccolto le prime testimonianze dei presenti. L’ennesima tragedia sul lavoro ha sconvolto la comunità catanese con decine di messaggi sui social ma ha fatto scattare anche la protesta dei sindacati.

“Anche stavolta, purtroppo, passata la notizia calerà il sipario. A nulla servono i tavoli prefettizi e i convegni se poi non si dà seguito a quello che ci si dice" è l’accusa del segretario Territoriale Ugl Catania, Giovanni Musumeci, che ha aggiunto: “Paghiamo la carenza di organico degli uffici dell'ispettorato del lavoro e una mancanza di cultura della prevenzione. Purtroppo, i dati quest'anno sono allarmanti: 119 i morti nei primi 2 mesi dell'anno in Italia. La maggior parte degli incidenti – ricorda Musumeci – avviene in aziende a conduzione familiare con meno di 5 dipendenti, dove la formazione e la prevenzione vengono visti come un costo e non come una risorsa da sfruttare".

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