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Morto per spegnere l’incendio causato dai botti: Valerio era stato un angelo del terremoto del 2016

Valerio Amatizi, il 26enne di Ascoli Piceno morto la notte di capodanno cadendo in un dirupo del Colle San Marco mentre tentava di spegnere un principio di incendio provocato dai botti, era originario di Arquata del Tronto, uno dei paesi maggiormente colpiti dal terremoto del 24 agosto 2016. Quel giorno scavò a lungo in mezzo alle macerie per estrarre i suoi concittadini intrappolati.
A cura di Davide Falcioni
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Valerio Amatizi, il ragazzo di Ascoli Piceno morto la notte di capodanno cadendo in un dirupo del Colle San Marco mentre tentava di spegnere un principio di incendio provocato dai botti, era originario di Arquata del Tronto, uno dei paesi maggiormente colpiti dal terremoto del 24 agosto 2016. C'era anche lui quella notte nella frazione di Capodacqua, di cui era originario, e sono in molti a ricordarlo impegnato a scavare a mani nude tra le macerie nel tentativo di estrarre i superstiti intrappolati: "La notte del terremoto lo vidi scavare senza paura che gli crollasse tutto addosso, venivano prima le persone che dovevano essere estratte dalle macerie; era generoso, ma non spavaldo" racconta a Il Resto del Carlino Fabio Cortellesi, che ben conosceva Valerio. "Ci teneva tanto ad Arquata e a Capodacqua e tornava appena poteva, benché vivesse ormai in Ascoli, già da prima del terremoto. Il legame con la sua terra e con gli arquatani era fortissimo". Un legame che aveva mantenuto anche dopo il sisma raggiungendo di frequente il borgo per curare l'orto, salutare gli amici di una vita e – nei mesi immediatamente successivi al terremoto – per dare una mano ai suoi concittadini rimasti all'improvviso senza casa.

Valerio era un giovane molto generoso e probabilmente è stata proprio questa sua dote a costargli la vita, tentando di domare un incendio in un luogo molto impervio e difficile da raggiungere, soprattutto a notte fonda. Il suo 2019 era iniziato nel peggiore dei modi: come se non fosse bastata la ferita del terremoto e di una ricostruzione ancora ferma, il tredici gennaio dello scorso anno aveva perso il padre, ucciso da un infarto durante una battuta di caccia. Il 26enne stava attraversando ancora il dolore per quel lutto dedicandosi allo studio in disegno industriale all'Università di Camerino, al lavoro da carrozziere e allo sport: era infatti un giocatore della Amatori Rugby di Ascoli. Soprattutto, dopo la tragedia Valerio dava una mano alla madre Egizia Piacentini, insegnante a Venarotta, e al fratello Matteo, più giovane di lui.

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